Gli
eroi veramente importanti nascono da rotture di cazzo veramente importanti.
Pensate a, che ne so, Hulk. Ma nel caso di Attack the Block, il film di cui si
va testè a parlare, dobbiamo rimanere «radicati sul territorio».
Nessuno
nasce Madre Teresa di Calcutta, è questo è ancor più vero quando ti ritrovi a
passare la tua esistenza in un quartiere stipato nei quaranta piani di un
condominio-Arca di Noè piazzato nel nulla pneumatico della periferia londinese
(il Block, appunto). Nessuno nasce
teppista, nemmeno, ma è molto facile diventarlo, date le condizioni di cui
sopra. Ed ecco che Moses e i suoi amichetti mettono su una baby gang (li avrete
visti anche voi i servizi sulla criminalità adolescenziale in UK al Tg2, no?
Anche prima di Tottenham Road, intendo) e borseggiano la chiunque per far
strada nell'unico settore commerciale con delle prospettive di crescita in
questi tempi di grossacrisi (Giovanardi
docet): lo spaccio di ddroga.
Una sera, mentre Moses e i suoi amici
cacaziretti stanno per rapinare l'infermiera Sam (Jodie Whittaker), nel Block
arrivano gli alieni. Tipo che cadono dal cielo un po' alla volta, senza
astronavi - avete capito bene: i primi alieni dopo il simbiota alieno di Spider-Man 3 ad arrivare sul nostro
pianeta praticamente a piedi.
Il
primo di questi esserucoli è fondamentalmente uno space jockey (Alien anyone?) ricoperto
di pelo bianco, e Moses lo fa fuori. Il problema è che nel giro di poche ore ne
arrivano a pattuglie, e sono grossi il doppio, neri e coi denti fluorescenti. E
piuttosto violenti.
Moses,
che intanto è riuscito a ingraziarsi il facoltoso bossino locale Hi-Hatz, si
prende la briga di reagire all'invasione e alla carneficina che stanno
distruggendo il Block e da il la a uno dei più costruttivi esempi di violenza
giovanile mai illustrati al cinema. La cosa s’intreccia a varie sottotrame di
criminalità interna, sorelle rompicabasisi e spacciatori strafattissimi. E poi
via andare…
Attack
the Block è il
nuovo parto della squadra che sta dando nuova energia al cinema britannico e
mondiale ¨C la premiata ditta Edgar
Wright (qui producer), Simon Pegg
(attore, qui assente), Nick Frost (attore,
qui in un ruolo tagliato su di lui ma parecchio sprecato) e, ladies and
gentlemen, al suo debutto alla regia, Mister
Joe Cornish (applausi).
Per
la cronaca, Questi signori hanno le mani in pasta in uno dei film horror-comedy
del decennio scorso, Shaun of the Dead (per i mangiatori
di pasta bolonnaise L'alba dei morti dementi), Hot Fuzz (featuring
l'interpretazione più convincente di Timothy Dalton punto), e l'enorme Scott Pilgrim vs. The World (per chi
non lo sapesse, ma credo che lo sappiano tutti, il film che ha esteso il
concetto di nerdgasm al rango di genere cinematografico). Tra parentesi, i
siori in questione stanno per uscire con Tin Tin e il Segreto dell'Unicorno
(diretto da Spielberg e prodotto da Jackson) e stanno scrivendo il film di Ant-Man
per la Marvel.
Ma
queste erano info che vi beccavate su Imdb. Però un po' di sfoggio non fa mai
male, nevvero?
La
squadra sopra presente ha re-inventato la parodia di genere, fondamentalmente
nutrendola a succose dosi di sceneggiatura e portando avanti uno dei pilastri
della comedy ammerigana contemporanea, ovvero di palestrare e fare esplodere
attori feticcio (Owen Wilson anyone?). Feticcio e bravi.
La
cosa fantastica è che, in barba all’universo, non hanno mai fatto parodie nel
senso “devastato” del termine (la scuola di Brooks prima e Scary Movie poi), ma
hanno fatto film di genere, ben scritti, leggermente deviati al comedy. A
riconferma: voi vi siete spanciati a vedere Shaun
of the Dead. Sìììì? Pussa via!
Attack
the Block non ne estraneo: è un film per certi versi drammatico, travestito da
cazzata. Ed è serio perché parla fondamentalmente del cancro della società
britannica attuale (la criminalità giovanile, il disagio delle banlieue
londinesi – e scusate il francesismo)
– e non senza semplificazioni e buonismi (ma,
porca materia, siamo anche al cinematografo…!) -, solo, con gli alieni cattivissimi
(ne muore parecchia di gente, e non certo nel sonno).
Ne
vien fuori un incitamento al buono che c’è in questa bistrattata periferia, un
orgoglio e un eroismo che violenza e criminalità celano. In sostanza, è un inno
alla resistenza, ma anche all’intelligenza. Sì,
ve l’ho detto che c’era un po’ di buonismo… Probabilmente ci sarebbero
altre rilevazioni da fare, ma il periodo storico è ancora un po’ troppo carico
di nitroglicerina per pensarci con calma. Vi basti sapere che è un film che si
lascia leggere praticamente ad ogni livello, e diverte pure.
A
margine di tovaglia: sfoggio muscolare per Cornish che, concedendosi qualche
sergioleonismo, riesce a ritagliare l’epos e la grandeur da una storia che è
ambientata nella Scampia di Londra. Non siamo alla disinvoltura del compañero
Wright, ma comunque chapeau.
A
margine di tovaglia /2: tutte misurate le prove attoriali (un pizzico eccessivo
il protagonista John Boyega, ma ssò rragazzi). Grossa delusione per Nick Frost,
come accennato (già presente in The Boat That Rocked, oltre che nei Wright-movies),
a cui viene affidato un ruolo potenzialmente deflagrante ma che si lascia
sguazzare nel macchiettismo. Quantomeno, è importante ai fini della funzionale
macchina della sceneggiatura.