giovedì 13 ottobre 2011

Dal genio del Doc: Attack the Block - 2011


Gli eroi veramente importanti nascono da rotture di cazzo veramente importanti. Pensate a, che ne so, Hulk. Ma nel caso di Attack the Block, il film di cui si va testè a parlare, dobbiamo rimanere «radicati sul territorio».

Nessuno nasce Madre Teresa di Calcutta, è questo è ancor più vero quando ti ritrovi a passare la tua esistenza in un quartiere stipato nei quaranta piani di un condominio-Arca di Noè piazzato nel nulla pneumatico della periferia londinese (il Block, appunto). Nessuno nasce teppista, nemmeno, ma è molto facile diventarlo, date le condizioni di cui sopra. Ed ecco che Moses e i suoi amichetti mettono su una baby gang (li avrete visti anche voi i servizi sulla criminalità adolescenziale in UK al Tg2, no? Anche prima di Tottenham Road, intendo) e borseggiano la chiunque per far strada nell'unico settore commerciale con delle prospettive di crescita in questi tempi di grossacrisi (Giovanardi docet): lo spaccio di ddroga.
 Una sera, mentre Moses e i suoi amici cacaziretti stanno per rapinare l'infermiera Sam (Jodie Whittaker), nel Block arrivano gli alieni. Tipo che cadono dal cielo un po' alla volta, senza astronavi - avete capito bene: i primi alieni dopo il simbiota alieno di Spider-Man 3 ad arrivare sul nostro pianeta praticamente a piedi.

Il primo di questi esserucoli è fondamentalmente uno space jockey (Alien anyone?) ricoperto di pelo bianco, e Moses lo fa fuori. Il problema è che nel giro di poche ore ne arrivano a pattuglie, e sono grossi il doppio, neri e coi denti fluorescenti. E piuttosto violenti.
Moses, che intanto è riuscito a ingraziarsi il facoltoso bossino locale Hi-Hatz, si prende la briga di reagire all'invasione e alla carneficina che stanno distruggendo il Block e da il la a uno dei più costruttivi esempi di violenza giovanile mai illustrati al cinema. La cosa s’intreccia a varie sottotrame di criminalità interna, sorelle rompicabasisi e spacciatori strafattissimi. E poi via andare…

Attack the Block è il nuovo parto della squadra che sta dando nuova energia al cinema britannico e mondiale ¨C la premiata ditta Edgar Wright (qui producer), Simon Pegg (attore, qui assente), Nick Frost (attore, qui in un ruolo tagliato su di lui ma parecchio sprecato) e, ladies and gentlemen, al suo debutto alla regia, Mister Joe Cornish (applausi).
Per la cronaca, Questi signori hanno le mani in pasta in uno dei film horror-comedy del decennio scorso, Shaun of the Dead (per i mangiatori di pasta bolonnaise L'alba dei morti dementi), Hot Fuzz (featuring l'interpretazione più convincente di Timothy Dalton punto), e l'enorme Scott Pilgrim vs. The World (per chi non lo sapesse, ma credo che lo sappiano tutti, il film che ha esteso il concetto di nerdgasm al rango di genere cinematografico). Tra parentesi, i siori in questione stanno per uscire con Tin Tin e il Segreto dell'Unicorno (diretto da Spielberg e prodotto da Jackson) e stanno scrivendo il film di Ant-Man per la Marvel.
Ma queste erano info che vi beccavate su Imdb. Però un po' di sfoggio non fa mai male, nevvero?

La squadra sopra presente ha re-inventato la parodia di genere, fondamentalmente nutrendola a succose dosi di sceneggiatura e portando avanti uno dei pilastri della comedy ammerigana contemporanea, ovvero di palestrare e fare esplodere attori feticcio (Owen Wilson anyone?). Feticcio e bravi.
La cosa fantastica è che, in barba all’universo, non hanno mai fatto parodie nel senso “devastato” del termine (la scuola di Brooks prima e Scary Movie poi), ma hanno fatto film di genere, ben scritti, leggermente deviati al comedy. A riconferma: voi vi siete spanciati a vedere Shaun of the Dead. Sìììì? Pussa via!
Attack the Block non ne estraneo: è un film per certi versi drammatico, travestito da cazzata. Ed è serio perché parla fondamentalmente del cancro della società britannica attuale (la criminalità giovanile, il disagio delle banlieue londinesi – e scusate il francesismo) – e non senza semplificazioni e buonismi (ma, porca materia, siamo anche al cinematografo…!) -, solo, con gli alieni cattivissimi (ne muore parecchia di gente, e non certo nel sonno).
Ne vien fuori un incitamento al buono che c’è in questa bistrattata periferia, un orgoglio e un eroismo che violenza e criminalità celano. In sostanza, è un inno alla resistenza, ma anche all’intelligenza. Sì, ve l’ho detto che c’era un po’ di buonismo… Probabilmente ci sarebbero altre rilevazioni da fare, ma il periodo storico è ancora un po’ troppo carico di nitroglicerina per pensarci con calma. Vi basti sapere che è un film che si lascia leggere praticamente ad ogni livello, e diverte pure.

A margine di tovaglia: sfoggio muscolare per Cornish che, concedendosi qualche sergioleonismo, riesce a ritagliare l’epos e la grandeur da una storia che è ambientata nella Scampia di Londra. Non siamo alla disinvoltura del compañero Wright, ma comunque chapeau.

A margine di tovaglia /2: tutte misurate le prove attoriali (un pizzico eccessivo il protagonista John Boyega, ma ssò rragazzi). Grossa delusione per Nick Frost, come accennato (già presente in The Boat That Rocked, oltre che nei Wright-movies), a cui viene affidato un ruolo potenzialmente deflagrante ma che si lascia sguazzare nel macchiettismo. Quantomeno, è importante ai fini della funzionale macchina della sceneggiatura.

A margine di tovaglia /3: se lo trovate ancora in sala, comprate