venerdì 16 novembre 2012

Ma per favore - Le belve (Savages), 2012


Avete presente quelle tipe, solitamente fighe, che vi fanno credere di avere avuto la botta di culo e che staranno con voi senza che dobbiate neppure provarci? Quelle che vi guardano, vi sorridono, voi vi prendete bene, se vi va di stralusso limonate ma poi finisce che tornate a casa e dovete coprirvi la mano (solitamente la destra) di carta vetrata, perché dopo magari mesi finisce sempre con «eh no, sai, ho il ragazzo», oppure «la prossima volta» e quando voi, che mossi da un impeto proveniente dai bassifondi volete credere che una prossima volta ci sarà davvero (illusi), le telefonate ricevendo come risposta «oggi ho lezione, domani dò ripetizioni, giovedì ho il funerale del criceto del mio nipotino, venerdì ci sarà vento e poi tanto il 12 dicembre finisce il mondo». Tradotto: «potrà gelare l’inferno prima che te la dia».

Le care profumiere che al primo istante che le conoscete sembrano delle persone fantastiche e che alla distanza, con l’esperienza, e anche perché non si sono concesse, perdono molto del loro potere, finendo per dire solo una cosa: niente. Delusion in the sky with diamonds.

Metafore sulla patata a parte, il discorso per “Le belve” di Oliver Stone è più o meno lo stesso. Promette bene, e ti strafrega alla grande. Una presa per i fondelli su molti livelli. Rima non voluta, ma gli ingredienti ci sono tutti, a partire da un trailer che ti fa dire: «Paurissima! Benicio Del Toro e il ciccione di Scientology che negli anni ’70 aveva la brillantina e cantava Tell Me More che si massacrano in un film sullo spacciodiddroga! E c’è anche la Salma travestita da sfinge! E le maschere allegoriche mehicane! E c’è quello di Kick Ass che si bomba assieme ad un tizio sconosciuto megasurfer la Gossip Girl e si ammazzano di cannoni mentre il cartello mehicano è lì che rosica! Paura otra vez!». Poi scopri che:
-Tutte le cose del film che potevano essere interessanti si sono viste nel trailer

-Benicio Del Toro è l’unico che lì in mezzo si salva ma solo perché ha di suo gli occhi da pazzo e due baffi da far invidia a Lucia Annunziata al mattino davanti allo specchio

-È tutto di una falsità disgustosa. Perché?

Perché vale il principio di Cowboy VS. Aliens,  secondo cui butti tutto quello che c’è d’interessante nel trailer e/o nel titolo e/o nel merchandising con l’obiettivo unico di far pagare il biglietto e intascarti il valsente, e se poi è un film fatto dai clown pazienza e soprattutto stracazzi di chi ha scucito ottoeuroemmezzo al signor UCICinemas. Ma andiamo per ordine, semplificando e inaridendo:

.Sceneggiatura dimmerda CHECK

.Bellissimi di Rete4 per far andare le tipelle al cinema CHECK

.Bel fighino per far andare gli zarri al cinema CHECK

.Attori famosi e comparsate stylish per far andare la gente normale al cinema CHECK

.Assenza di qualsivoglia plausibilità CHECK

Minchia troppo selvaggio il triangolo
.Assenza di azione CHECK

.Violenza che copre l’assenza di tutto il resto finendo a parlar male dei messicani CHECK

.Velato - ma non troppo - amore omosessuale tra i bellissimi di Rete4 CHECK

.Promozione del sogno ammeregano CHECK

.Cose senza senso all’inizio e alla fine indice dell’eccessivo amore per le sostanze psicotrope di cui sono affetti gli sceneggiatori CHECK

.Conseguente giramento di maroni dello spettatore che ha scucito ottoeuroemmezzo sperando di vedere un bel film CHECCKISSIMO

Ma spieghiamoci.

Il film inizia con una frase che già vorresti mandare a quel paese tutti. TUTTI. Chi l’ha scritta, chi l’ha recitata, chi l’ha doppiata, chi l’ha prodotta, chi l’ha girata. Siamo sulla classica spiaggia al tramonto con un filtro di Instagram applicato alla camera, dove la Gossip Girl sta camminando sognante e innamorata, dicendo: «Se vedete questo video non significa che sia viva. Ma forse sì. Ma forse no. Ma forse sì. Speriamo che serva a farvi venire voglia di guardare il film». E non mi sono allontanato troppo dalle battute originali. Con questa frase Oliver Stone ti sta dicendo che non sa una cippa di cosa fare e che tirerà fuori un film dallo sviluppo consequenziale azione-reazione in cui metterà un finale a sorpresa piuttosto equivoco, sperando che lo stylish e il sangue e la classica ambientazione da storia di droga in Messico servano a salvare tutto quanto. Casca male.

Per il resto abbiamo una coppia di amici, uno è un soldato che ha combattuto (ammazzato forse è più appropriato) in Afghanistan, l’altro ha una laurea in chimica ed una in economia: assieme producono marijuana e si bombano la Gossip Girl, alternati o assieme, «perché siamo hippy, ci facciamo le canne e andiamo sul surf». La marijuana che producono pare sia la mejo der monno e questo scoccia non poco i cartelli messicani che prima con le buone e poi con le cattive li costringono a vendergli il loro prodotto. Con le cattive significa che rapiscono la biondina. I nostri eroi, innamorati di e tra loro stessi e di O, la Gossip Girl (se è un omaggio a Histoire d’O andatevene, anche perché non c’entra nulla), si adoperano per riprenderla attraverso le loro conoscenze, militari e personali (il corrotto agente della DEA John Travolta) e succede il gran casino, dove Benicio si diverte a far scorrere sangue, fino al finale.

Belli belli belli in modo assurdo
Ecco, il finale. Alla fine del film succede tutto e il contrario di tutto, letteralmente. C’è un finale dove muoiono tutti, e poi un altro dove si salvano le chiappe e vanno a vivere felici e contenti in Indonesia, ad amarsi, a farsi le canne, a surfare e «a vivere come selvaggi». Testuali parole. Questo vuol dire due cose: 1) per tutto il film hai pensato che i selvaggi fossero i messicani che mozzano teste con le motoseghe e frustano la gente in faccia, e invece sono loro, yuppie milionari, che sono selvaggiamente fighi nello spacciare e farla in barba a tutti quanti; 2) che il messaggio mandato è «siamo selvaggiamente fighi yeah bella che fighi gli americani nel fregare e ammazzare i messicani che spacciano yeah noi spacciamo senza dare fastidio a nessuno yeah ma se ci rompete le palle allora sì che diventiamo più selvaggi di voi yeah», abbastanza in linea con l’idea e l’ideologia del sistema che li ha prodotti.

La cosa che conferma un poco questo mio sospetto sono le maschere usate dai protagonisti delle quali una ben visibile nella locandina: non sono un grande esperto, ma so che quel tipo di maschera veniva usato per celebrare la vita nella morte durante rituali di varia sorta (va bene far gli sboroni ma non mi spingo oltre perché non posso), ma soprattutto era usato dai “colonizzati”, dai nativi americani delle civiltà precolombiane, per difendere la propria identità culturale al momento dello scontro (sterminio forse è meglio) con l’ispanizzazione e la cattolicizzazione. Sono giunte fino a noi riadattandosi e mescolandosi con le culture dominanti nel corso dei secoli (ri-leggi cattolicesimo), comunque mantenendo questo significato; qui i protagonisti le fanno proprie per resistere e minacciare la messicanizzazione del cartello che a sua volta minaccia il loro mondo dorato di produzione e rivendita, basato sul baratto (tutti quelli che gli danno una mano lo fanno in cambio di grosse paccate d’erba). Il fatto di vedere nella locandina del film una maschera come quelle testé descritte attraversata da due occhi caucasicamente AZZURRISSIMI conferma ulteriormente la mia voglia di sovrinterpretare e mi fa pensare di avere un po’ ragione. Ma fermo il trip che non ne vale la pena.

In conclusione, se volete andare a vedere Le belve, o Savages (il titolo originale), non andateci, o rubate i biglietti. Perché dopo dieci secondi vi becchereste la Gossip Girl che parlandovi dei suoi due fidanzati vi dirà: «uno scopa con la guerra dentro, io ho gli orgasmi e lui i guergasmi (pallida traduzione dal wargasm inglese), è freddo come il metallo, mentre l’altro è caldo come il legno, è l’ammòre» e altre cagate del genere.  Il buon Oliver sa come girare un film, ma qui pare si sia dimenticato di come si scrive. Ma parecchio.
Ebbravo.