Londra. Olimpiadi 2012. Pallacanestro maschile. Una squadra
di fenomeni, la nazionale statunitense, infrange molti record stabiliti nel
1992 da un’altra squadra, una squadra che raccoglieva sei dei primi dieci
giocatori di basket della storia, e sicuramente i primi tre, quelli che negli
anni ’80-‘90 hanno cambiato questo sport. Michael Jordan, Larry Bird, Magic
Johnson, più tutti gli altri: nel 1992 fu coniato e reso famoso nel mondo il
concetto di Dream Team (pura scuola reaganiana), il basket che si faceva
leggenda. Automatica è partita la provocazione: «può questa squadra battere
quella del 1992?». Automatica è giunta la risposta di Larry Bird, un signore soprannominato
semplicemente Legend: «certo che ci possono battere, siamo più vecchi di
vent’anni». Non si batte il classico.
Adesso facciamo che il cinema action sia la pallacanestro. Che ci
sia un Dream Team. Che i protagonisti siano più vecchi di vent’anni. Solo che
non vengono soprannominati “Magic”, “Legend” o “His Airness” e sono
sistematicamente rinnegati da perbenismi morali ed intellettuali, facendo sì
che la gente si sia dimenticata di loro da esattamente vent’anni, e che per
questo atteggiamento di eredi ne rimangano davvero pochi. L’unica differenza
tra “la più forte squadra di basket della storia” e il cast di The Expendables 2 è questa: i primi
idolatrati, i secondi rinnegati. Ma comunque, anche se «siamo più vecchi di
vent’anni», il classico non si batte.
Rinnegati perché pionieri e tutto sommato fondatori di un genere
che oggi va per la maggiore, ma oramai fatto senza anima né spirito, quasi a
vanvera. Oggi la spettacolarizzazione pervade tutto il cinema commerciale e
anche per questo se ne perde l’essenza, amichevole, divertente e rassicurante,
un’essenza custodita quasi esclusivamente dai pochi rinnegati di cui sopra.
Semplicemente sono cambiati i tempi, ma quasi nessuno è più riuscito a fare
film di quel genere.
...i contenuti... |
Ora, i palati fini cominceranno con le manfrine di sempre,
puntando il dito contro l’assenza di una trama e di una sceneggiatura con senso,
l’incapacità di recitare, ecc…ma per favore-bis. Perbenismi di chi non sa
considerare un contesto e non è a conoscenza della Storia. Chi si lascia
ingannare solo dall’Arte si spari nove ore di Godard e si creda bravo. Si turi
il naso. Risalga sul suo piedistallo dopo essere sceso tra noi mortali. Fa solo
un favore.
Perché con The Expendables 2
si è aperto il cassetto dei sogni di ogni bambino action. Un film senza
difetti. Semplice. Solo quello che ogni mente serena può volere. Esplosioni,
ammazzamenti, battute e tutti gli eroi dell’infanzia tutti insieme. E basta. Per
un’ora e quaranta senza sosta. Sei solo tu con tutti i tuoi amici ed i tuoi
miti. Assieme. A gridare.
-Seguirà una breve postilla che eviterà l’inevitabile noia di chi
si mette a criticare The Expendables 2
ritenendo che sia un film come gli altri.-
Io non mi sono andato a leggere le recensioni dei vari critici di
mestiere. Non ne avevo bisogno. Se c’è Sly so già che il film mi piacerà. Se c’è
Jason Statham so già che il film mi piacerà. Se c’è Arnie pure. Con JCVD? Non
parliamone neanche. Ma poi dico: chi è quel pirla che con un cast così ha
bisogno di leggersi le recensioni?!?!?!?!?!?!!? Ma stiamo
scherzando?!?!?!?!?!?!?!?!? Comunque:
Non ti soddisfano i nessi causali e spaziotemporali nell’intreccio?
La fabula latita? Noti un’irritante assenza di metacinematografia nella
reciproca e triplice relazione autore-attore-spettatore? Trovi che il rapporto
tra cinema e Storia sia alquanto alterato? Si denota una certa qual aridità nei
dialoghi? La recitazione di taluni attori mal si adatta alle sfaccettature
psicologiche dei personaggi? Trovi che la costruzione scenografica non aderisca
a quel gusto plastico tardo espressionista che tanto fa suonare le tue trombe
di falloppio? Ecco, hai già capito, vai a sederti. No, non lì. In fondo.
-Fine postilla.-
Parlando seriamente, ci sono un po’ di considerazioni da fare,
giusto appuntare un paio di minipecche che comunque in un contesto come questo
non esistono, data la portata della cosa: qua e là un utilizzo del CGI
abbastanza evidente, come nella scena della Smart o qualche esplosione di sangue, ma che tutto
sommato serve all’accompagnamento dell’azione. Voglio dire, si vede che è finto
ed a volte bruttarello, ma dà ritmo. Un tizio a cui esplode la testa su un
motoscafo in corsa è puro ritmo visivo. Altro
che Viking Eggeling.
Altro miniproblema, che lascia un po’ l’amaro in bocca per pure
questioni affettive, è il poco spazio dato ad alcuni personaggi. Ma ne
parleremo dopo. C’è da considerare comunque che è un film di 100 minuti
(1h40min ma fa figo dire CENTO) in cui ci sono almeno dieci dei tuoi primi dieci
attori preferiti, dare ad ognuno il peso che meriterebbe è utopia dentro a
quell’utopia che è The Expendables 2.
Ma d’altronde è stata fatta la scelta di ingrandire al massimo i pregi del
primo film, e abbondare di Gloria ovunque si potesse. Stiamo parlando di un
cast di gente che va dai 52 ai settanta, quando ricapita un’occasione così? E
poi questo è il motivo per il quale sono andato al cinema. E ci sono ritornato
due giorni dopo. Stiamo parlando di un film evento che riscoperchia tutte le
emozioni sopite e non della mia infanzia, partendo dal brodo primordiale
creatore di tutto, Bud. Manca giusto lui.
The
Expendables 2 è un film per cui serve il
cuore. Da vedere con il cuore e fatto con il cuore, da vivere. È schietto,
sincero, coerente. Dopo il successo del primo – che è passato ad essere solo il
secondo film più bello EVER – è partita l’operazione utopia: metterci dentro
più gente possibile per passare OLTRE, per volare più in alto dell’Olimpo. Di
conseguenza son stati ampliati i ruoli di Arnie e Bruce Willis, e son stati
aggiunti Chuck Norris, Scott Adkins e soprattutto Jean Claude. The Expendables 2 è sincero perché mai
forza la mano, perché Sly e Simon West si son preoccupati della sceneggiatura
solo dopo aver avuto il cast. Già si sapeva. Si nota. Ed è bello. Con quel cast
sei a posto. Fanno loro. Tu devi solo far bene le varie scene d’azione ed il
resto vien da sé (BONSCI BONSCI BON BON BON – vinci facile, facilissimo). Per
cui solo sberloni e battute, perché sì, lì c’è una festa e sono tutti invitati.
Sembra una riunione di famiglia, la rimpatriata del gruppo di cazzoni del
liceo, chiamatela come volete. Tutti a prendersi per il naso e a farti sentire
bene, ed è bellissimo. Ed è giusto così.
Questa atmosfera è un po’ diversa da quella del primo film, a
posteriori si può dire che The
Expendables è stato il momento delle presentazioni, quando si è un po’ più
trattenuti e si cerca di fare bella figura, di stabilire certi ruoli (posto che
stiamo parlando del secondo film più bello EVER), dar più risalto a certe cose,
se vogliamo saggiare il terreno, un «siamo tornati, vedete di svegliarvi» al
cinema mondiale. Qui è tutta un’altra storia: è un gigioneggiare continuo,
anche più di quanto ogni anima sana e fervida avrebbe potuto immaginare,
esplosioni e cazzate sono decuplicate senza un attimo di pausa, tutto al top.
Un epitaffio, un grazie, un «guardate che vi siete persi per vent’anni,
marise».
Bad Attitude. |
Questo vi basti. |
Emblematico in questo senso il ragazzino del gruppo, il “nuovo
acquisto”, lo sbarbatello. Arriva dal nulla, fa il cecchino (negli anni ’80 i cecchini
sono delle seghe che non hanno il coraggio di prendersi a pugni in faccia e/o
dei cattivi destinati a morire male, tipo fritti nei riflettori di uno stadio
di football – grazie Tony, ancora), è il bambino in un mondo di adulti, di
vecchi, simboleggia il nuovo cinema dei bellissimi dell’azione. Ragioniamo: nei
film d’azione di oggi, Jason Statham a parte, chi c’è? Thor? Capitan America?
L’Uomo Ragno? Ma per favore. Un branco di pettinati da boy band. Negli anni ’80
gli attori erano brutti. Era gente che vinceva il Mister Olimpia e finiva a far
l’attore per questo, che faceva porno soft (The
Party At Kitty And Stud’s, memorabile) e che si era messa a far culturismo
per il disagio (più sociale che fisico) creato da un’emiparesi causata a sua
volta dall’essere nati negli anni ’40 ed essere stati tirati fuori con un
forcipe; o perché si è nati in Belgio ma si ha il sogno di fare gli attori
negli Stati Uniti, quindi giù a dar calci come un dannato, credendoci e
riuscendoci. Voglio vedere se Toby McGuire ha imparato le arti marziali mentre
era in Korea a far la guerra. E i loro personaggi raggiungevano il successo
perché si facevano il culo, si trombavano qualcuna perché la salvavano, mica
perché erano degli dèi o dei supereroi. In questo senso avere l’occhietto
azzurro, la barbetta incolta e fare gli attori solo perché si è buoni a far
bagnare le sbarbine e per aver passato svariati casting è come fare il cecchino
negli anni ‘80. E allora il nuovo che avanza, un nuovo peggiore, non adatto a
vivere in questo mondo, forte solo perché bello ma privo di sostanza, come un
dio che non esiste o un attore che è tale
solo per la sua faccia, merita di fare posto. O se non altro la vecchia
tradizione ha il diritto, almeno per un’ultima volta ancora, di metterlo da
parte. Chiedere a Jean Claude.
Billyyy... |
GLI ATTORI:
La squadra: sono l’ossatura del gruppo e del film, un supporting
cast di comprimari che fanno il loro dando il meglio ogni qualvolta vengano
chiamati in causa, lasciando i ricami e la gloria agli altri. Un gruppo rodato
che non si tira mai indietro. Fanno da controparte, per i cattivi sono come il
Vecchio Testamento, e dicono cazzate riempiendo le pause tra qualche
combattimento o sortita dei Grandi Vecchi: perfetti nella Perfezione, in un
ruolo paradossalmente più difficile rispetto agli altri, cioè preparare il
terreno, imbeccare qualcuno, fare da tappabuchi. Sembrano cuciti assieme, a
gruppetti di due, e nel caos si muovono all’unisono. Nel mio cuore sono già una
famiglia.
JET LI: quasi per scusarsi che partecipi alla festa solo per poco
tempo, fa tutto quello che dovrebbe fare concentrato in pochi minuti,
folgorante e meraviglioso. I suoi duetti con Dolphie sono una meraviglia,
meglio di Sandra e Raimondo. Concede il suo spazio agli altri partecipanti,
appartandosi educatamente. Peccato perché nelle scene di combattimento è su un
altro pianeta. Artista.
RANDY COUTURE: sta lì, cheto cheto, a stare zitto, ammazzare e a
leggere libri con gli occhialetti. È l’uomo con le braccia più corte del mondo
e con un cappello alla pescatora che gli dà un nonsocché di perfetto. Apre
bocca solo per dire perle, è il perfetto contraltare per quel buffone di Terry
Crews. Nel primo film ha avuto l’onore di suonarle a Stone Cold Steve Austin,
dandogli fuoco e non contento tirandogli
una megacentra e lasciarlo perire, qui si limita ad uccidere un centina io di
persone e a mangiare cereali. Uno dei miei personaggi preferiti, il perfetto
comprimario; nel mondo perfetto avrebbe più spazio. Ma nel mondo perfetto The Expendables durerebbe 5 ore. E poi
legge! Con gli occhiali da vista! ‘U brazzacurti…fenomeno.
TERRY CREWS: lui è il casinaro del gruppo, ma ad essere pazzo ci
pensa Dolphino bello. Come sempre è uno sparacazzate favoloso, e da mangiatore
di pagliacci al forno qual è meriterebbe più occasioni da protagonista, in
generale. Come gli altri qui lascia la palla alle personalità importanti, in
più Arnie gli ruba “la sua fidanzata”, un fucile che in The Expendables era stato IL protagonista delle grossezze più…grosse,
e questo ha rattristato un po’ tutti. Comunque sembra un profiteroles a
vederlo, con le braccia fatte di duplo, come si gonfia ed urla lui non lo sa
fare nessuno. E con quella faccia poi. Enorme.
DOPLH LUNDGREN: lui merita un discorso a parte. È quello della
squadra che si mette più in risalto. Ha pochi momenti e addirittura riluce,
forse il più in forma di tutti. Si vede che ne fa una pelle.«Gunnar, cosa stai
facendo?» «Impicco un pirata.» nel primo. «Gunnar, cosa stai facendo?» «Costruisco
una bomba, è un problema?!», nel secondo. Borsa di studio al MIT, nel film e
nella realtà. Quanti cazzo di Thor, Batman, ecc… ce l’hanno?! Sta al gioco, e
ha un debole per gli asiatici: manco fosse Cassano con Nagatomo scassa la
minchia a Jet Li per tutto il primo film, poi ci prova con Nan Yu malissimo per
tutto il tempo, sa essere laido come nessuno. Incredibile. Incredibile.
Incredibile. Il migliore per spirito.
JASON STATHAM: il Jason. L’ultima
speranza per il genere Action. Nella squadra lui fa coppia con Sly, è il
braccio destro del capo, quello cui passerà simbolicamente e non il testimone.
Anche Lee Christmas – Barney Ross sono un po’ Sandra e Raimondo, continuano a
beccarsi, e a Jason han dato il ruolo del polemico, della mogliettina nervosa.
Han dato il ruolo della moglie a Jason Statham. Ha ha. Comunque data l’importanza
dell’attore gli vengono regalate le scene di combattimento più belle,
soprattutto quella in cui prende finalmente a schiaffi Scott Adkins. Scott, sei
pirla?! Ma come cazzo fai a obbligare il Jason a chinarsi di fronte a te? Lesa
maestà. Comunque come usa l’incensario per suonare i malcapitati che si tova a tiro è
un’arte. Aggiungete una coppola ed un pugno di ferro a quella faccia che si
ritrova e tornerete indietro nel tempo. Fenomeno.
Gli “intrusi”: quei personaggi che entrano nella squadra, corpi
più o meno estranei in un meccanismo ben oliato che fanno quello che serve per
lo sviluppo del film e a dire quel che c’è
da dire.
NAN YU: femminile ma non eccessivamente patata, e buona a dar giù
di sberle. In quanto a bellezza non regge contro Giselle Itié (madre dei miei
figli nel mondo perfetto dove The
Expendables dura cinque ore), ma non frigna, non rallenta e palesa
proprietà di testicoli sufficienti. Regala assist a Dolph e Sly per le loro
perle. Soprattuto a Dolph. Onesta senza sbavature.
LIAM HEMSWORTH: il
cecchino sbarbatino, Billy The Kid. Utile nella sua funzione metaforica ed
in quella pratica. Partendo dalla seconda: ti chiami Billy e fai discorsi tipo
che vuoi smettere, come pensi di andare a finire? Anzi, guarda, basta solo che
ti chiami Billy: immagina qualcuno che grida il tuo nome mentre tu muori
tragicamente, suona bene, vero?! Anzi, grazie al fatto che ti chiami Billy e che
per logica forza di cose morrai, avremo Sly vendicativo con la mosca al naso e
il tuo sacrificio verrà premiato in nome del nostro effimero piacere di
spettatori, quindi grazie. Grazie mille DI CUORE. Il Jason sancisce la tua
fine: «telacaveraibbilly.» e Sly chiuderà con un grande classico: «Nooo!!!
Billyyy!!!». Potevi finire solo così, conclusione naturale di tutto. Cazzo, ti
chiami Billy. Metaforicamente parlando, il buon Liam ha la responsabilità di
raffigurare il cinema di oggi: è il fratello di Thor, è un Bellissimo di Rete
4, è morigerato, rispettoso, che fa i suoi compiti. Piace alle sbarbi, ma è
debole. Dannatamente debole. E cane a recitare. Dannatamente cane. È il simbolo
di una gioventù debole e smidollata, Billy lascia l’esercito perché gli hanno
ammazzato il cane, dopo che tutti i suoi compagni sono morti in battaglia. MA
CRISTO. Tutto questo lo racconta in un monologo patetico messo lì apposta per
far dire al pubblico «eh ma allora devi morire» e per far sovvenire alla mente
dei più affezionati un velatissimo riscontro con il monologo di Mickey Rourke
nel primo film. A voi un confronto e un giudizio. Comunque Marco ha descritto
la cosa perfettamente. Grazie Liam, sei stato utile.
SCOTT ADKINS: è il Jason Statham
di JCVD, cattivo come l’aglio (l’aglio è buonissimo, ndr) e bastardo dentro, ma
tanto. È perfetto nel suo essere piatto e senz’anima, e per questo si permette
pure di fare brutto al Jason («ma va va va va va sto scemo cosa si permette» ho
pensato e forse gridato), non ha il benché minimo moto di umana pietà e un
carattere enormissimo. Nel mondo perfetto dove The Expendables 2 dura cinque ore e Giselle Itié è la madre dei miei
figli lui proverebbe a tradire Van Damme, finendo malissimo, cosa che fa comunque.
Contro il Jason. Ma siamo in un film degli anni ’80. Unica cosa che non mi è
piaciuta granché, ma qui è voler spaccare il capello in quattro, è stato quel
coltello da ammazzadraghistregonelfo di nono livello. Un po’ fantasy, un po’
trash che stona. Comunque bravo Scott.
I veterani: più che cammei sono delle miniparticine, delle
multiple ciliegine di Gloria su una torta di Grossezza. Costituiscono il
Desiderio do ognuno di noi, una sfilata che porta a stato di fenomeno quel
noumeno che albergava nel mondo delle idee e in quello del cuore, nel mondo dei
sogni di tutti, hanno fatto sì che l’utopia diventasse realtà. Sono attempati e
arrugginiti, ma sticazzi, sono loro. I miei nonni più invecchiano e più gli
voglio bene. Qui è un discorso un po’ diverso ma il paragone regge comunque.
CHUCK NORRIS: sembra più mastro Geppetto che Lupo Solitario McQuade,
e purtroppo vive solo di sorrisi e di Norris Facts. Ma dio quanto è
rassicurante. Suo miglior momento: tira giù uno dal balcone e gli spara, così.
Cammina con disinvoltura recando seco un mitra e radendo al suolo svriate
persone, e prima di palesarsi a noi mortali distrugge un intero plotone di
soldati ed un carro armato, poi spunta col suo marsupietto, gli occhietti
vicini e un sorriso durbans. Vecchio ma immortale. Walker mi fa cagare e sei un po’ troppo fascista, ma ti voglio bene
Chuck. Tanto.
BRUCE WILLIS: ha la faccia giusta, come sempre. Con Arnie ci
insegna cosa fare di una Smart, e prende per il culo Sly con un’altezzosità e
un’ironia che solo lui può avere. Si riscatta nel finale dopo due film da
stronzo, ma d’altronde The Expendables 2 è come A Christmas Carrol. Comunque lì in mezzo
è visibilmente l’attore più completo, e si nota alla grande. Ha meno spazio
rispetto agli altri, ma lo sfrutta alla grande. Unica pecca: non balla la giga
nel finale.
ARNOLD SCHWARZENEGGER: forse, assieme a Chuck, il più invecchiato.
Risente dell’assenza dal cinema e fa gli occhietti vispi da nonnetto ad ogni
battuta. Ma è Arnie. Non gli si può dir nulla. Soprattutto con dei capelli che
sembra essere stato a letto tutto il giorno e perché ha accettato di fare
questo film, rendendo possibile l’inenarrabile. Per un momento, con Bruce
Willis e Sly, loro tre affiancati, a combattere il male, il mio mondo ha
gridato «grazie». E poi mi son perso a guardare.
JEAN CLAUDE VAN DAMME: il migliore. Quello che la prende sul serio.
Una prestazione di attore assoluta, considerato il tempo in cui lo si vede.
Ammazza la sbarbina Hemsworth nel modo più bello ed incredibile mai visto, si
suona con Sly con un’intensità ed una faccia che confermano il fatto che sia
diventato un’attore a tutto tondo. Con quelle rughe può far quello che vuole. The Expendables 2 e JCVD in un mondo perfetto, ancora una volta, gli varrebbero il
ritorno alla ribalta che tanto cerca e merita. Immenso. Non vale la pena
spendere altre parole.
SYLVESTER STALLONE: è il maestro di cerimonia, il direttore
d’orchestra, l’arbitro, il padrone di casa, il capitano, la guida militare e
spirituale, di loro e di noi. Chiamatelo come volete. Io dico solo che sto cominciando a volergli davvero bene,
tanto quanto ne voglio a Bud e Terence. È solo Sly. È una garanzia.
CONCLUSIONI
Non si batte il classico. The
Expendables 2 è stato un regalo di nonno Sly a tutti noi. È stato un canto
del cigno, un lungo ringraziamento al suo, al loro pubblico. L’hanno fatto per
sé stessi e per noi. Molto probabilmente si chiude un’era, ne siamo consapevoli
noi e ne sono consapevoli loro. The
Expendables 2 è un palco, e i vecchi attori stanno ricevendo l’applauso
finale. Continueranno probabilmente a dare spettacolo e fare film, non stiamo
assistendo a un funerale, ci mancherebbe, ma ad un saluto che è un inno ad una
vita passata, ma ancora presente. Probabilmente ci sarà un terzo film, e se
soddisferà tutte le aspettative che questo capolavoro che è The Expendables 2 ha creato allora tutto
quello che ho scritto sarà aria, ma se non ce la farà avremo assistito al
regalo più bello mai fatto, alla cosa migliore che si potesse immaginare. I
toni stanno diventando lirici e forse troppo sviolinati, retorici, ma non c’è
più il futuro di una volta. Magari starò esagerando, ma è quello che sento.
Perché come spaccano i culi loro non li spaccherà mai nessuno. Per una volta
ancora, grazie Sly. Grazie a tutti quanti. Per tutto.