mercoledì 29 agosto 2012

I MERCENARI 2 – IL CREPUSCOLO DEL BEL FILM DI UNA VOLTA

di Marco

Premessa


Non so voi, ma io ricordo perfettamente i titoli di coda de “I Mercenari”. Quella bellissima scena in cui Sly & Co se ne vanno in giro con i chopper come se fossero i padroni della strada e in sottofondo “The Boys Are Back In Town” dei Thin Lizzy, versione “Live And Dangerous”, per risaltare anche la nostalgia verso un rock più spontaneo. A tal proposito nel Film Allora Più Epico E Atteso Dall'Umanità c'erano anche i pezzi dei Creedence Clearwater Revival, rivalutati precedentemente in una scena di “Die Hard 4”.

Ve la ricordate? No?

È l'alba. Bruce Willis e Justin Long sono in macchina da un'intera notte. Bruce è rincoglionito come se stesse percorrendo l'A1, quando via radio mandano “Fortunate Son”. Justin Long viene svegliato dal volume e chiede a Bruce chi siano (tralasciamo il fatto che Justin Long non è Samuel Jackson e che non è doppiato da Luca Ward).
Bruce risponde tutto gaio: “I Creedence! I Creedence Clearwater Revival!”.
Justin Long si lamenta con la sua voce fastidiosa e la sua tremenda faccetta da cazzo che ti giudica, dicendo che è roba vecchia.
In quel momento ho visto in Justin Long l'emblema di una generazione che si reputa intelligente perchè pensa di ascoltare canzoni intelligenti. Una generazione che odio e manderei a lavorare.
Bruce sicuramente la pensa come me, ma si limita ad alzare il volume dell'autoradio perchè quel ragazzo gli serve vivo. Tutto da rifare: fine del momento ricordo. Ritorniamo all'inizio.

The Boys Are Back In Town” in chiusura aveva un duplice significato:
1)      La ricerca musicale di un passato glorioso, come il film
2)      Il ritorno di quegli eroi action a cui sono richieste tre sole cose: menare, spaccare tutto e sparare. Eroi che sanno fare solo questo, sempre più oscurati da personaggi che nei film vorrei morti per primi e male.

E quanti ne radunava “I Mercenari” di questi eroi. Quante volte ci siamo commossi leggendo un cast che metteva tutti insieme appassionatamente: Stallone, Lundgren, Li, Rourke, Crews, Couture, Statham, i camei di Arnie e Bruce, Steve “Collo” Austin, Gary Daniels. Tutti insieme per l'action, come se fosse una nazionale che entra in campo e sconfigge i film avversari nel senso fisico del termine.

Dopo lo scatto e la progressione, il finalone. Un finalone così epico, così muscolare, da Storia di un tipo di Cinema alla vecchia maniera. Una straordinaria mezz'ora in cui ogni buono, in qualsiasi inquadratura e angolazione, fa sfoggio del suo stile di combattimento e mena forte il cattivo, gli spezza le ossa, gli spara interi caricatori o gli lancia qualsiasi cosa di appuntito.

Finisce tutto e partono i titoli di coda. Quello è il momento in cui sei ancora esaltato ma dentro, piano piano, comincia a germogliare il seme dell'amarezza. Perchè sei consapevole che probabilmente è la prima e ultima volta per te e per loro.

Vallo a immaginare che stavano preparando un sequel ancora più grosso.
Quel finalone l'avresti successivamente considerato come una grande scena ma non più come Il Finalone.
Vallo a immaginare che questa era solo la prefazione del manuale “Come realizzare tutti i tuoi sogni di bambino in meno di due ore”.
Vallo a immaginare davvero.

Ladies and gentleman: “I Mercenari 2”


Meglio togliersi subito questa rogna. 

Nelle recensioni dei critici generalmente si leggono sempre le stesse cose, le stesse lamentele, le stesse stroncature quando escono film di questo tipo.
Cose sbagliate di cui si può avere una paura del diavolo se le leggi prima di andare a vedere il film.

Mi è capitato di leggerne alcune prima e dopo aver visto “I Mercenari 2” e in queste si rimprovera sempre la mancanza di una vera sceneggiatura, oppure il fatto che sia un film composto da sketch tenuti in piedi quel poco che basta per giustificare l'entrata di tutti i personaggi.

Prendersela con queste recensioni è come picchiare uno che sta cagando.
Però, fra tutte le recensioni negative che ho letto, mi è rimasta impressa la crudeltà gratuita del Corriere della Sera: “Stallone storta la faccia nel ghigno, Willis, Schwarzy e altri, stile cartoon e fumetto: come una riunione di gruppo degli alpini. Ma il sequel è di piattezza narrativa senza pari, tutti machi di maniera, violenza inutile, humour assente e Sly è pessimo.”
Io non so che tipo di infanzia abbia avuto questa gente, ma è una domanda che mi faccio spesso. La risposta che mi do è che probabilmente non se la vogliono ricordare.

Ci sono delle questioni su cui si martella il chiodo in continuazione: la sceneggiatura piattissima e la reunion inutile dei grandi vecchi.

La reunion dei grandi vecchi: è quella per cui abbiamo pagato il biglietto ed è quello per cui proviamo emozioni che conserviamo gelosamente come canzoni.
La reunion ci riporta alle emozioni primordiali dell'infanzia e in quel caso non c'è recitazione brillante o pessima che tenga.

Sceneggiatura: è un action.

La questione che vorrei porre personalmente è una ed è la seguente

Il sangue in CGI: nel primo film era spalmato male, in parte per le inquadrature fisse sui corpi e in parte perchè, se ti soffermi più di quello che basta su un morto che non cade come un sacco di patate, ti rendi conto che stona e che sembra pure la peggiore delle vernici.
In questo secondo capitolo non te ne accorgi nemmeno. È tutto funzionale al massacro perpetrato dai mercenari. Le inquadrature sono rapide e devi avere un occhio più rapido per cogliere le imperfezioni (sì, le teste segate le vediamo tutti, per carità), ma nel 100% dei casi chi va a vedere “I Mercenari 2” lo fa per dare un nuovo senso alla propria esistenza e non per trovare delle imperfezioni da stronzi.
La magia del film sta nel creare scene talmente gigantesche che vanno a porre cose grossolane, come gli zoom sgranati, in secondo piano.

Questo non è un film che ha bisogno di essere difeso.
Questo è un film che ha bisogno di essere vissuto: inspirare tutto ed espirare solo il peggio.

Passiamo ora alle cose serie.

Nella sua lavorazione “I Mercenari 2” ha avuto una sola parola d'ordine: spendere tutto il budget per amplificare i pregi del primo film, ossia scene d'azione, camei di grandi nomi, battute ironiche e divertenti come nella migliore tradizione anni '80 e il finalone, soprattutto il finalone.

Questa premessa sottolinea il ragionamento che ha fatto Sly per il sequel: ha constatato che i camei, le scene d'azione e le battute hanno funzionato davvero bene, ma era tutto troppo poco e non sfruttava pienamente le potenzialità di un film del genere.
La scena di Sly, Arnie e Bruce che si ritrovavano in chiesa a prendersi per il culo è stata la base su cui abbiamo sognato tutte le varianti possibili. Però finiva lì, senza la minima azione, senza nemmeno una pistola spianata. 
Le scene d'azione, la ciccia del tutto, erano impeccabili ma erano troppo poche.
Col senno di poi ci vuole un vero vilain anni '80, di quelli ostici che vengono eliminati con un duello all'ultimo pugno.

Concluso il suo ragionamento, Sly fa quello che ci si aspetta da una persona che sa quello che vuoi da oltre 30 anni: inizia la sua chiamata alle armi per riunire tutti. E quando dico tutti, voglio dire TUTTI.

Nella lista dei papabili è girato qualsiasi tipo di nome che ha avuto a che fare con l'action anche per sbaglio: Mike Tyson, Charlie Sheen e fra i più seri Nic Cage, John Travolta e Wesley Snipes, indisponibile perchè sta in galera fino al 2013.
Si parlava di Seagal, ma non è venuto per scazzi con il produttore Avi Lerner o molto probabilmente perchè non avrebbe accettato di morire una seconda volta sul grande schermo. Non l'avrei accettato nemmeno io.

Insieme al balletto dei nomi è iniziata a circolare la trama.
La prima versione piazzava la morte del personaggio di Mickey Rourke per mano dei cattivi, scatenando la vendetta dei mercenari e della figlia Fiona. Tutto questo senza sapere se Mickey fosse effettivamente con la luna giusta per farsi ammazzare da qualcuno.

Va detto che a noi sarebbe bastato il flashback del suo struggente monologo del primo film, quel tipico flashback che sa fare un nostalgico come Sly, e ci saremmo accontentati senza nessuna lamentela.

Un giorno ti svegli e vedi che tutti hanno confermato: Arnie, Bruce e Chuck per un cameo allargato, JCVD e Scott Adkins nella parte dei cattivi e la squadra dei mercenari. In quel momento inizi a vederti dall'alto e poi a ritornare nel tuo corpo con la consapevolezza che è tutto vero.
Dopo confermano anche la trama, non tanto diversa dalla prima versione: uno dei mercenari muore e loro si devono vendicare e salvare il mondo da una minaccia nucleare.

Sly ha formato il Cast, da quel momento gli si apre una discesa  in cui chiunque non riuscirebbe a raggiungerlo nemmeno se andasse a 300 km/h e lui la facesse tutta in retromarcia, mostrando il dito medio alla Paul Walker in “2 Fast 2 Furious”.

Qualcuno penserà che la sceneggiatura sia importante, ma quando ti ritrovi un cast simile puoi pensare che potrebbero fare qualsiasi cosa, compreso travestirsi da vecchie casalinghe e andare a prendere le fettine di vitello dal macellaio. In qualsiasi caso non andresti via scontento ma sempre col sorrisone.
Diciamo che con un cast così, per farti andare via scontento e demoralizzato dovrebbero prenderti a sculacciate in tutta la sala mentre Statham continua a bucare palloni da basket e a ripetere che ti sgonfierà le palle. E forse nemmeno questo basterebbe.

Al diavolo l'importanza di avere una sceneggiatura con i dialoghi alla Tarantino.
Il primo quarto d'ora de “I Mercenari 2” nasconde un messaggio subliminale, una dedica di Sly: “Ai miei fans che mi sostengono da tutti questi anni e hanno visto pure “The Italian Stallion”, con amore e azione vi presento “I Mercenari 2”. Sly.”
Inizia in Asia, come in un qualsiasi film di sana e robusta costituzione in cui devi salvare qualcuno.
I soldati nepalesi stanno tenendo in ostaggio due persone, di cui uno incappucciato e grosso.
Subito pensi che adesso ammazzeranno uno dei due ostaggi, perchè di solito nei film normali funziona così.

Invece no, qui funziona davvero come vuoi tu, come hai sempre voluto tu: passano solo due minuti e compaiono tre mezzi corazzati con scritte come KNOCK KNOCK e BAD ATTITUDE.
Su questi tre mezzi corazzati ci sono Stallone, Statham, Li, Lundgren, Crews e Couture che inziano a sparare e a spaccare qualsiasi cosa come se glielo chiedessi personalmente tu, indicandogli con il dito indice i punti strategici. Non si riesce a fare nemmeno un body count, non provateci neanche.
Sono passati solo 5 minuti e “I Mercenari” è passato da Film Più Grosso Ed Epico Dell'Umanità a Film del 2010.

Questo è solo l'inizio, ma le portate sono davvero tante e arrivano veloci. Parliamo di un film pieno di scene d'azione enormi, ma talmente enormi che quelle del primo film cominciano ad essere nebbiose: scene dove tutti sparano, menano e fanno esplodere tutto, ma davvero tutto; scene dove si rispolvera il buon vecchio tirapugni, arma old school che nelle giuste mani fa più male del coltello (come ci insegna Jason); scene in cui ridi, piangi, applaudi, sistemi la mascella per poi tornare a ridere, piangere e applaudire.

Battute e citazionismo formano il secondo pilastro. Scorrono a fiumi perchè l'intenzione di questo sequel è di elevarsi dall'aura malinconica e di tramonto de “I Mercenari”, all'aura del film dove si spara e si picchia con allegria e ironia. L'aura del bel film di una volta, dove si respira l'odore della giustizia. Ecco che i vari attori si scambiano le proprie battute storiche: Stallone che dice il classico “Riposa in pezzi” di Lundgren o Arnie che dice a Bruce “Yippie-Ki-Yay!”.
È un'allegra brigata che si diverte a prenderti in giro, con battute da sorrisoni e senza dialoghi complessi e che fa sul serio quando c'è da fare sul serio.
Le citazioni invece sono più sottili delle battute e non saltano facilmente all'occhio. Due in particolare:

1)      La scena dove Arnie torna in pista e trivella il muro con la macchina che richiama a un suo film “Atto Di Forza”.
2)      La sparatoria nel paesino e in sottofondo “Rip It Up” di Little Richard, presa dalla scena di “Red Scorpion” con Dolph Lundgren.

L'epico duello finale fra Sly e JCVD mi ha ricordato un po' la scenografia di “Commando, ma solo quella.
Al contrario mi ha un po' intristito la battuta di Chuck Norris sulla storia che il cobra che l'ha morso è morto dopo cinque giorni di dolori strazianti.
È triste vedere un uomo come lui abbassarsi alla fama dei Chuck Norris Facts. Un uomo che ha fondato un arte marziale, ottavo dan di taewkondo e riconosciuto universalmente come il colonnello Braddock e il colonnello Scott McCoy.

Passiamo ai camei. Sono quelli che hanno attirato l'attenzione e con essa hanno creato tante aspettative e inevitabilmente creano controversie. Una di queste, per altro a mio avviso sbagliata, è che sottraggono spazio alla squadra dei mercenari, escluso l'onnipresente Sly.
Il problema di un film come “I Mercenari” è che si ritrova a gestire 10 nomi che ti possono fare un film da soli per 103 minuti. È come una partita di calcio in cui 11 giocatori toccano la palla mediamente per 3, 4 minuti e in quel poco tempo devono riuscire a fare le migliori giocate, mentre per i restanti 87 devono correre avanti e indietro e giocare per la squadra.
Qui funziona esattamente allo stesso modo, con la differenza che ognuno fa sempre la migliore giocata o con una battuta, una rissa o con le armi spianate.
Ai nomi grossi spetta fare le cose grosse e spetta entrare anche nel modo più anni '80 possibile, per la logica conseguenza che molto difficilmente capiterà che Sly, Arnie, Bruce, Chuck e JCVD si ritrovino una seconda volta nello stesso film. Per la conseguenza che tutti loro insieme fino al 17 agosto 2012 li abbiamo visti nella nostra immaginazione, chiusi nell'armadietto dei ricordi di bambino.

Quell'armadietto è stato aperto con il finale.
Sì, esatto, in chiesa.
Siamo in un aeroporto. Da una parte ci sono JCVD e Scott Adkins con il loro numerosissimo esercito che si stanno muovendo. Tre vetri si bucano per l'effetto delle pallottole e spuntano Arnie, Sly e Bruce che stanno sparando a raffica. Stanno sparando insieme, mentre Lundgren, Statham, Couture, Crews si occupano delle fascie laterali.
Dall'alto si sente uno sparo: Chuck Norris si è unito alla caccia, da vero lupo.

In quel momento ti rendi conto di una cosa: non sono Barney Ross, Trench Mouse e Mr. Church che stanno sparando. Non riesci a vederci nemmeno Rambo, il colonnello John Matrix e il tenente John McClane.
È il momento in cui vedi effettivamente quello che hai sempre immaginato e non hai mai rivelato: Sly, Arnie e Bruce che si comportano da veri Harlem Globetrotters dell'action e spadroneggiano con le armi con tutto quel bagaglio di esperienza e con l'aura mistica dei personaggi che hanno impersonificato negli ultimi 25-30 anni.

Dall'altra parte della barricata cattiva c'è un JCVD che supera se stesso e assorbe tutta la malvagità degli avversari che ha combattuto nei film degli ultimi 20 anni.
Questa volta l'avversario da battere non è uno Steve Austin che deve fare la gavetta ma è JCVD in cerca di riscossa, deciso a sfruttare l'ultima occasione per ritornare ad alti livelli.

Sly vs JCVD: è il mondo che si ferma e trattiene il fiato. È quel momento in cui la tua immaginazione ritorna a toccare le vette d'infanzia e vede un invisibile cerchio infuocato che delimita l'area.
Nessuna mossa scenografica perchè non si tratta di dare spettacolo. Sly e JCVD si prendono con una violenza inaudita e senza remore di farsi male ci ricordano perchè noi vorremmo lo stesso cuore di Rocky e quell'implacabile precisione di Kurt Sloan.
E poi partono due calci volanti di JCVD, non uno ma ben due calci volanti e mai avresti pensato che sarebbe riuscito a tirarne anche solo mezzo.
Raggiunto l'apice c'è solo la discesa, lo scontro inizia a planare verso la fine, ma l'immagine dell'uomo che piangeva nel suo reality show “Behind Closed Doors” è completamente riscattata e gli applausi commossi sono strameritati.

Il Cast

Jet Li: nel primo film era quello della squadra che le prendeva un po' per tutti, nonostante fosse Jet Li. Ma si sa che se nella tua squadra il capo è Stallone, il vice-capo è Statham, mentre Lundgren, Crews e Couture formano una sezione ritmica devastante, il tuo esser Jet Li vale la metà del suo effettivo valore e allora, se quei tre formano la sezione ritmica, tu devi prenderti lo spazio per un assolo. E così succede nella scena iniziale, in cui Jet Li si esibisce in un breve ma intenso assolo di calci, pugni, parate e padellate in faccia con la stessa velocità di Sonic, senza dover nemmeno dire “Sì, ma quei fagioli sono miei.”. Temevamo morisse, ma ritorna in Cina per una vacanza e si permette anche di sbeffeggiare Lundgren da vero talento. Questa volta nella edizione italiana non verrà ricordato solo per aver la voce di Peter Griffin.

Terry Crews: ci vorrebbe per lui solo una scena di cinque minuti in cui inquadrano la sua faccia quando spara col fucilone. Forma con Couture e Dolph l'ossatura della squadra, per la precisione quelli che fanno il lavoro sporco quanto gli altri, ma per una questione di economia delle scene e di priorità vengono inquadrati meno degli altri. Ma quando vengono inquadrati stai sicuro che stanno facendo qualcosa per cui valga la pena sostenerli.

Randy Couture: è il solito rullo compressore di poche parole e a questo giro di poche inquadrature (come Terry sopra), ciò non toglie che l'uomo col berretto alla pescatora è entrato nel cuore di tutti. Lo fanno parlare dopo 30 minuti, ma non ha importanza perchè nel frattempo spara, mena come un rinoceronte incazzato e nelle pause si mette a leggere libri con gli occhiali. Sono sicuro che dal film hanno scartato la scena in cui se ne va a pescare le trote di 20 kg con lo schiocco di dita, come Bud Spencer in “Uno sceriffo extraterrestre”.

Liam Hemsworth: è la carta di Sly per portare al cinema le ragazze o per dare un senso alle ragazze trascinate al cinema dal moroso. È biondo, ha gli occhi azzurri ed è giovane, troppo giovane. Troppo giovane per essere l'uomo a cui affidare la parte del monologo che fu di Mickey Rourke, Hemsworth si lancia in un monologo davvero brutto, incentrato sul suo essere l'unico sopravvissuto di una squadra mandata in missione in Iraq e sulla volontà di lasciare tutto quando, al ritorno, scopre che gli hanno ammazzato anche il cane randagio.
Ma dico...esticazzi? È una mail mandata a Rita dalla Chiesa?
Mickey Rourke nel primo film parlava di una donna che si era suicidata davanti ai suoi occhi e del suo senso di colpa per non averle impedito di fare l'estremo gesto. E in tutto questo marasma di sofferenza sembrava che Sly stesse per rivolgersi a Mickey e dirgli: “E puzzava? Casa mia puzzava?! Io non ti ho mai chiesto niente in 10 anni!
Comunque viene ammazzato in un modo spettacolare, che altro non è che il giusto coronamento di tutte le cose sbagliate che fa in mezz'ora. Sì, è lui l'amato fratello dei mercenari che muore e lo dico subito.
Lo meritava? Sì, senza ombra di dubbio. Lo meritava perchè nel film è un cecchino specializzato. Quando mai nei film action si è visto un cecchino che merita di vivere? Mai. Il cecchino non scende a viso aperto e trascura il più elementare codice d'onore in battaglia, per la precisione quello coniato da Sly 30 anni fa:In guerra c'è un codice d'onore, io copro te e intanto tu copri me.”
Ma al di là di questo, il fatto che tu sia esperto col fucile di precisione (che come m'ha insegnato Jean Renò in “Leon” è la prima arma che si impara a usare quando si diventa un killer), simboleggia quanta merda e nomination ai razzie awards tu debba ancora prendere prima di esplodere una pallottola affianco ai grandi vecchi.
Un'altra cosa sbagliata che fa e che l'ha condannato subito è quella di dire le sue intenzioni prima dell'inizio di una nuova missione, tipo: “Sì sto alla fine del mese, poi però me ne vado e raggiungo la mia ragazza in Francia”. Allora sei recidivo in fatto di cazzate. Nel trittico dolore-vendetta-giustizia un personaggio positivo che annuncia le sue intenzioni muore 20 minuti dopo, a meno che non si trovi nel finale del film, caso in cui non gli si potrebbe dire un cazzo. Nonostante tutto viene usato nel migliore dei modi: Simon e Sly sapevano quello che volevamo.

Scott Adkins: l'uomo di “Undisputed” è il braccio destro di JCVD e un cattivo con i controcazzi senza moti d'umanità, altrimenti non staremmo parlando di un film che omaggia gli Eighties. Dotato di un grande carisma, talmente grande che obbliga Jason Statham a raccogliere per lui l'oggetto di una cassaforte con i modi del ganassa. Mi sono così incazzato che ho capito di essere sempre sulla strada del bene. Mi sono così incazzato che volevo che se ne stesse solo con Jason per 5 minuti buoni e così succede, prima dello scontro Sly vs JCVD. Purtroppo Scott, reduce da un grave infortunio, si limiterà a pochi calci

Nan Yu: è la donna che entra nella squadra, oppure è Jet Li travestito da donna che si diverte a fare gli scherzoni a Dolph Lundgren. Spara, mena e fa girare la testa a Dolph, con cui fa delle scene divertenti ma finisce lì, senza particolare distinzione.

Dolph Lundgren: si diverte più di tutti. Ci berrei un sacco di birre con Dolph perchè si vede che è davvero il simpaticone delle compagnie. In ambito di formazione scolastica e culturale fra i vecchi è quello che potrebbe tirarsela di più, in quanto laureato in ingegneria chimica con tanto di master, ma è quello che se la tira di meno. A questo giro gli fanno fare davvero l'ingegnere chimico pazzo, con lo sguardo da schizzato e totalmente imbranato con il gentilsesso (Nan Yu), ma una vera macchina da guerra che non butti giù nemmeno a cannonate. Glielo leggi in faccia quanto si è divertito a fare “I Mercenari 2”.

Jason Statham: faccia perennemente incazzata e, nella versione originale, inglese biascicato sono quei tratti distintivi che te lo fanno amare e che ti fanno capire che se lo guardi male o gli rompi il cazzo è la fine. È il vice di Sly nel vero senso della parola e il rapporto che hanno nel film suggerisce che Sly gli stia progressivamente passando il testimone. Per questo motivo, oltre ad essere quello che al momento sta realizzando un film dietro l'altro, è quello della squadra, fuori Sly ovviamente, che ha più scene e singoli combattimenti girati sempre meglio. Questa volta oltre ai coltelli ha anche il tirapugni, un particolare che fa capire quanto “I Mercenari 2” sia davvero il top. Una sicurezza.

Chuck Norris: è bellissimo vederlo in una parte che non sia la replica di “Walker Texas Rangero la campagna presidenziale di qualche repubblicano. Bellissimo ma al tempo stesso triste, perchè la vecchiaia gli ha dato un volto ormai privo di espressioni dure e pare un allegro vecchio pronto per girare un film sulle storie che papà castoro racconta ai figli. Se avesse un minimo di cattiveria in quegli occhi, come il nonno di Heidi, potrebbe interpretare alla grande il vecchio dinamitardo che si accende i sigari con i candelotti. La cosa peggiore, come accennavo prima, è proprio il fatto di essersi inchinato alla fama di internet, ma è ancora capace di dire la sua quando imbraccia il mitra e sgomina da solo un battaglione di JCVD.

Bruce Willis: fra tutti i nomi è da sempre l'attore più eclettico e flessibile. Fa tante cose nel film: l'incazzato con Sly, poi fa il dispiaciuto e poi fa un po' John McClane e si diverte con Schwarzy mentre spara in giro. Per la prima volta ci mostra anche l'utilità di una Smart, più di così poteva solamente dire “Ma perchè mi vengono in mente queste idee!

Jean Claude Van Damme: è quello che recita davvero. Nell'allegra combriccola lui è quello che ci crede più di tutti. Lui prende seriamente il ruolo perchè sa che potrebbe davvero essere l'ultima occasione per rimettersi in pista.
Il JCVD de “I Mercenari 2” non ha nulla a che vedere con quello che giocava a rincorrere i bambini thailandesi in “Kick Boxer”, ma ne è una reincarnazione cattivissima e spietata. La vecchiaia ha reso il suo volto perfetto per interpretare il vilain vecchia maniera e nonostante non abbia molte scene è nello scontro finale con Sly che spadroneggia da vero boss, capace di detenere potere di vita e di morte sulla gente. Tong Po a confronto era un dilettante.

Arnold Schwarzenegger: gli impegni da governatore l'hanno invecchiato tantissimo. Ricordo che quando aveva fatto la sua comparsa nel primo film, pareva fosse venuto direttamente da Villa Arzilla con gli infermieri fuori ad aspettarlo. Si ributta nella mischia con la versione da commediante degli anni '90, quella fatta da citazioni e battute da sorrisoni, sembrando totalmente incapace di dire qualcosa di vagamente serio. È un po' arrugginito anche quando spara, ma quando piove merda assume l'aria truce, non si tira indietro e resta a dare il suo contributo. Vederlo in azione al fianco dell'amico Sly è uno dei momenti di massimo splendore dell'action. Welcome back, Arnie.

Simon West: è il regista, ma soprattutto gli spetta il compito di gestire una squadra di attori che hanno un ego grosso quanto i loro muscoli. È il tipico regista con abbastanza esperienza per subire le pressioni e lavorare velocemente per rispettare i tempi senza entrare in crisi.

Sylvester Stallone: Oh Capitano, mio Capitano! A Simon West il compito di gestire la squadra, a Sly ancora una volta il compito di dirigerla nel migliore dei modi. È un trasformista: passa dal vestito versione “Demolition Man” al vestito versione eroe della resistenza francese, con la coppola marrone. È presente e traghetta tutti sia nei momenti seri che nei momenti comici come un vero allenatore del mestiere. L'allenatore che sa tirare fuori il meglio dalla sua squadra. Fuori dallo schermo resta il capitano di una generazione di attori che sa fare solo un tipo di film e che sta sparando le ultime cartucce. Senza di lui tutto questo non ci sarebbe mai stato.
Mano sul cuore e tutti a cantare “It's A Long Road.

A time for heroes...

Tempo fa mio fratello mi parlò di “Alla Ricerca Del Tempo Perduto” di Proust, raccontandomi di come questa monumentale opera prendesse le mosse da una brioches pucciata nel tè da Proust stesso, gesto alla base del ricordo della sua infanzia, narrata per libri e libri.
Sly non ha scritto la versione cinematografica del libro, ma il principio di ritorno indietro nel tempo è lo stesso: attraverso gli spari e i pugni si ritorna bambini e si ripercorre l'infanzia, i desideri di vedere tutti quei nomi insieme per una volta, il tifo per loro che erano i buoni che trionfavano sui cattivi.
Il ricordo di quando Sly, Arnie, Bruce, JCVD, Chuck Norris e Dolph Lundgren e altri illustri assenti formavano l'invincibile squadra del Bene e andavano in giro per il mondo a ristabilire la serenità e la pace nei popoli oppressi dalla malvagità.
Eri un bambino e non capivi tutte le implicazioni politiche dell'amministrazione Reagan o quelle post-crollo dell'URSS. Loro per te erano il sinonimo della salvezza, della lealtà, della determinazione a non arrendersi mai, di andare avanti anche quando sai che non puoi andare avanti.
Loro erano tutto questo, lontano da qualsiasi cosa. Era l'amato trittico dolore-vendetta-giustizia e tutto il resto si perdeva nell'oscurità.

I Mercenari 2” è tutto quello che ho scritto sopra: la summa di tutti quei ricordi, di quell'infanzia felice vissuta con quei film, con quegli eroi.
La summa di tutte quelle volte che hai invocato il tuo mito in qualche thriller/action di dubbia qualità, sperando che li uccidesse tutti nella scena finale.
I Mercenari 2” funziona benissimo anche per le nuove generazioni che non hanno avuto la possibilità di avere una figura che li educasse ai sani valori di una volta, perchè nella sua essenza di operazione poetica e nostalgica instillerà nelle menti una grande sete di conoscenza action. Allora non resterà che abbeverarsi alla fonte e brindare.

Simon West come regista riesce a cavarsela egregiamente e a piazzare colpi da K.O. fin dal primo round, ma è Sly il vero maestro di cerimonia che coordina i suoi aiutanti in quei 103 minuti: ti fa trovare un banchetto regale dove pallottole, schiaffi, esplosioni e divertimento abbondano sulla tavola. Non bisogna far altro che sedersi e consumare il tutto con allegria come se non ci fosse un domani, come se quello fosse l'ultimo sipario che cala.

Se non ci fosse quel domani, se il terzo episodio non riuscisse ad essere ancora più grosso, ci rimarrebbe nelle mani il testamento definitivo di una generazione di Eroi che non si è mai risparmiata per amore del proprio pubblico.


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