Premessa
Non so voi, ma io ricordo perfettamente i titoli
di coda de “I Mercenari”. Quella bellissima scena in cui Sly & Co se
ne vanno in giro con i chopper come se fossero i padroni della strada e in
sottofondo “The Boys Are Back In Town” dei Thin Lizzy, versione “Live
And Dangerous”, per risaltare anche la nostalgia verso un rock più
spontaneo. A tal proposito nel Film Allora Più Epico E Atteso Dall'Umanità
c'erano anche i pezzi dei Creedence Clearwater Revival, rivalutati
precedentemente in una scena di “Die Hard 4”.
Ve la ricordate? No?
È l'alba. Bruce Willis e Justin Long sono in
macchina da un'intera notte. Bruce è rincoglionito come se stesse percorrendo
l'A1, quando via radio mandano “Fortunate Son”. Justin Long viene
svegliato dal volume e chiede a Bruce chi siano
(tralasciamo il fatto che Justin Long non è
Samuel Jackson e che non è doppiato da Luca Ward).
Bruce risponde tutto gaio: “I Creedence! I
Creedence Clearwater Revival!”.
Justin Long si lamenta con la sua voce fastidiosa
e la sua tremenda faccetta da cazzo che ti giudica, dicendo che è roba vecchia.
In quel momento ho visto in Justin Long l'emblema
di una generazione che si reputa intelligente perchè pensa di ascoltare canzoni
intelligenti. Una generazione che odio e manderei a lavorare.
Bruce sicuramente la pensa come me, ma si limita
ad alzare il volume dell'autoradio perchè quel ragazzo gli serve vivo. Tutto da
rifare: fine del momento ricordo. Ritorniamo all'inizio.
“The Boys Are Back In Town”
in chiusura aveva un duplice significato:
1)
La ricerca musicale di un passato glorioso, come
il film
2)
Il ritorno di quegli eroi action a cui sono
richieste tre sole cose: menare, spaccare tutto e sparare. Eroi che sanno fare
solo questo, sempre più oscurati da personaggi che nei film vorrei morti per
primi e male.
E quanti ne radunava “I Mercenari” di
questi eroi. Quante volte ci siamo commossi leggendo un cast che metteva tutti
insieme appassionatamente: Stallone, Lundgren, Li, Rourke, Crews, Couture, Statham, i camei di Arnie e Bruce, Steve
“Collo” Austin, Gary Daniels. Tutti insieme per l'action, come se fosse una
nazionale che entra in campo e sconfigge i film avversari nel senso fisico del
termine.
Dopo lo scatto e la progressione, il finalone. Un
finalone così epico, così muscolare, da Storia di un tipo di Cinema alla
vecchia maniera. Una straordinaria mezz'ora in cui ogni buono, in qualsiasi
inquadratura e angolazione, fa sfoggio del suo stile di combattimento e mena
forte il cattivo, gli spezza le ossa, gli spara interi caricatori o gli lancia
qualsiasi cosa di appuntito.
Finisce tutto e partono i titoli di coda. Quello è
il momento in cui sei ancora esaltato ma dentro, piano piano, comincia a
germogliare il seme dell'amarezza. Perchè sei consapevole che probabilmente è
la prima e ultima volta per te e per loro.
Vallo a immaginare che stavano preparando un
sequel ancora più grosso.
Quel finalone l'avresti successivamente
considerato come una grande scena ma non più come Il Finalone.
Vallo a immaginare che questa era solo la
prefazione del manuale “Come realizzare tutti i tuoi sogni di bambino in meno
di due ore”.
Vallo a immaginare davvero.
Ladies and
gentleman: “I Mercenari 2”
Meglio togliersi subito questa rogna.
Nelle recensioni dei critici generalmente si
leggono sempre le stesse cose, le stesse lamentele, le stesse stroncature
quando escono film di questo tipo.
Cose sbagliate di cui si può avere una paura del
diavolo se le leggi prima di andare a vedere il film.
Mi è capitato di leggerne alcune
prima e dopo aver visto “I Mercenari 2” e in queste si rimprovera sempre
la mancanza di una vera sceneggiatura, oppure il fatto che sia un film composto
da sketch tenuti in piedi quel poco che basta per giustificare l'entrata di
tutti i personaggi.
Prendersela con queste recensioni è come picchiare
uno che sta cagando.
Però, fra tutte le recensioni negative che ho
letto, mi è rimasta impressa la crudeltà gratuita del Corriere della Sera: “Stallone
storta la faccia nel ghigno, Willis, Schwarzy e altri, stile cartoon e fumetto:
come una riunione di gruppo degli alpini. Ma il sequel è di piattezza narrativa
senza pari, tutti machi di maniera, violenza inutile, humour assente e Sly è
pessimo.”
Io non so che tipo di infanzia abbia avuto questa
gente, ma è una domanda che mi faccio spesso. La risposta che mi do è che
probabilmente non se la vogliono ricordare.
Ci sono delle questioni su cui si martella il
chiodo in continuazione: la sceneggiatura piattissima e la reunion inutile dei
grandi vecchi.
La reunion dei grandi vecchi: è
quella per cui abbiamo pagato il biglietto ed è quello per cui proviamo
emozioni che conserviamo gelosamente come canzoni.
La reunion ci riporta alle emozioni primordiali
dell'infanzia e in quel caso non c'è recitazione brillante o pessima che tenga.
Sceneggiatura: è
un action.
La questione che vorrei porre personalmente è una
ed è la seguente
Il sangue in CGI: nel
primo film era spalmato male, in parte per le inquadrature fisse sui corpi e in
parte perchè, se ti soffermi più di quello che basta su un morto che non cade
come un sacco di patate, ti rendi conto che stona e che sembra pure la peggiore
delle vernici.
In questo secondo capitolo non te ne accorgi
nemmeno. È tutto funzionale al massacro perpetrato dai mercenari. Le
inquadrature sono rapide e devi avere un occhio più rapido per cogliere le
imperfezioni (sì, le teste segate le vediamo
tutti, per carità), ma nel 100%
dei casi chi va a vedere “I Mercenari 2”
lo fa per dare un nuovo senso alla propria esistenza e non per trovare delle
imperfezioni da stronzi.
La magia del film sta nel creare
scene talmente gigantesche che vanno a porre cose grossolane, come gli zoom
sgranati, in secondo piano.
Questo non è un film che ha bisogno di essere
difeso.
Questo è un film che ha bisogno di essere vissuto: inspirare tutto ed espirare solo il peggio.
Passiamo ora alle cose serie.
Nella sua lavorazione “I Mercenari 2” ha
avuto una sola parola d'ordine: spendere
tutto il budget per amplificare i pregi del primo film, ossia scene d'azione, camei di grandi nomi, battute ironiche e
divertenti come nella migliore tradizione anni '80 e il finalone, soprattutto
il finalone.
Questa premessa sottolinea il ragionamento che ha
fatto Sly per il sequel: ha constatato che i camei, le scene d'azione e le
battute hanno funzionato davvero bene, ma era tutto troppo poco e non sfruttava
pienamente le potenzialità di un film del genere.
La scena di Sly, Arnie e Bruce che si ritrovavano
in chiesa a prendersi per il culo è stata la base su cui abbiamo sognato tutte
le varianti possibili. Però finiva lì, senza la minima azione, senza nemmeno
una pistola spianata.
Le scene d'azione, la ciccia del tutto, erano
impeccabili ma erano troppo poche.
Col senno di poi ci vuole un vero vilain anni '80,
di quelli ostici che vengono eliminati
con un duello all'ultimo pugno.
Concluso il suo ragionamento, Sly fa quello che ci
si aspetta da una persona che sa quello che vuoi da oltre 30 anni: inizia la
sua chiamata alle armi per riunire tutti. E quando dico tutti, voglio dire
TUTTI.
Nella lista dei papabili è girato qualsiasi tipo
di nome che ha avuto a che fare con l'action anche per sbaglio: Mike Tyson,
Charlie Sheen e fra i più seri Nic Cage, John Travolta e Wesley Snipes,
indisponibile perchè sta in galera fino al 2013.
Si parlava di Seagal, ma non è venuto per scazzi
con il produttore Avi Lerner o molto probabilmente perchè non avrebbe accettato
di morire una seconda volta sul grande schermo. Non l'avrei accettato nemmeno
io.
Insieme al balletto dei nomi è iniziata a
circolare la trama.
La prima versione piazzava la morte del
personaggio di Mickey Rourke per mano dei cattivi, scatenando la vendetta dei
mercenari e della figlia Fiona. Tutto questo senza sapere se Mickey fosse
effettivamente con la luna giusta per farsi ammazzare da qualcuno.
Va detto che a noi sarebbe bastato il flashback
del suo struggente monologo del primo film, quel tipico flashback che sa fare
un nostalgico come Sly, e ci saremmo accontentati senza nessuna lamentela.
Un giorno ti svegli e vedi che tutti hanno
confermato: Arnie, Bruce e Chuck per un cameo allargato, JCVD e Scott Adkins
nella parte dei cattivi e la squadra dei mercenari. In quel momento inizi a
vederti dall'alto e poi a ritornare nel tuo corpo con la consapevolezza che è
tutto vero.
Dopo confermano anche la trama, non tanto diversa
dalla prima versione: uno dei mercenari muore e loro si devono vendicare e
salvare il mondo da una minaccia nucleare.
Sly ha formato il Cast, da quel momento gli si
apre una discesa in cui chiunque non
riuscirebbe a raggiungerlo nemmeno se andasse a 300 km/h e lui la facesse tutta
in retromarcia, mostrando il dito medio alla Paul Walker in “2 Fast 2
Furious”.
Qualcuno penserà che la sceneggiatura sia
importante, ma quando ti ritrovi un cast simile puoi pensare che potrebbero
fare qualsiasi cosa, compreso travestirsi da vecchie casalinghe e andare a
prendere le fettine di vitello dal macellaio. In qualsiasi caso non andresti
via scontento ma sempre col sorrisone.
Diciamo che con un cast così, per farti andare via
scontento e demoralizzato dovrebbero prenderti a sculacciate in tutta la sala
mentre Statham continua a bucare palloni da basket e a ripetere che ti
sgonfierà le palle. E forse nemmeno questo
basterebbe.
Al diavolo l'importanza di avere una sceneggiatura
con i dialoghi alla Tarantino.
Il primo quarto d'ora de “I Mercenari 2”
nasconde un messaggio subliminale, una dedica di Sly: “Ai miei fans che mi
sostengono da tutti questi anni e hanno visto pure “The Italian Stallion”, con
amore e azione vi presento “I Mercenari 2”. Sly.”
Inizia in Asia, come in un qualsiasi film di sana
e robusta costituzione in cui devi salvare qualcuno.
I soldati nepalesi stanno tenendo in ostaggio due
persone, di cui uno incappucciato e grosso.
Subito pensi che adesso ammazzeranno uno dei due
ostaggi, perchè di solito nei film normali funziona così.
Invece no, qui funziona davvero come vuoi tu, come
hai sempre voluto tu: passano solo due minuti e compaiono tre mezzi corazzati
con scritte come KNOCK KNOCK e BAD ATTITUDE.
Su questi tre mezzi corazzati ci sono Stallone, Statham,
Li, Lundgren, Crews e Couture che inziano a sparare e a spaccare qualsiasi cosa
come se glielo chiedessi personalmente tu, indicandogli con il dito indice i
punti strategici. Non si riesce a fare nemmeno un body count, non provateci
neanche.
Sono passati solo 5 minuti e “I Mercenari”
è passato da Film Più Grosso Ed Epico Dell'Umanità a Film del 2010.
Questo è solo l'inizio, ma le portate sono davvero
tante e arrivano veloci. Parliamo di un film pieno di scene d'azione enormi, ma
talmente enormi che quelle del primo film cominciano ad essere nebbiose: scene dove tutti sparano, menano e fanno esplodere
tutto, ma davvero tutto; scene dove si rispolvera il buon vecchio tirapugni,
arma old school che nelle giuste mani fa più male del coltello (come ci insegna
Jason); scene in cui ridi, piangi, applaudi, sistemi la mascella per poi
tornare a ridere, piangere e applaudire.
Battute e citazionismo formano il secondo
pilastro. Scorrono a fiumi perchè l'intenzione di questo sequel è di elevarsi
dall'aura malinconica e di tramonto de “I Mercenari”, all'aura del film
dove si spara e si picchia con allegria e ironia. L'aura del bel film di una
volta, dove si respira l'odore della giustizia. Ecco che i vari attori si
scambiano le proprie battute storiche: Stallone che dice il classico “Riposa in pezzi” di Lundgren o Arnie che
dice a Bruce “Yippie-Ki-Yay!”.
È un'allegra brigata che si diverte a prenderti in
giro, con battute da sorrisoni e senza dialoghi
complessi e che fa sul serio quando c'è da fare sul serio.
Le citazioni invece sono più sottili delle battute
e non saltano facilmente all'occhio. Due in
particolare:
1)
La scena dove Arnie torna in pista e trivella il
muro con la macchina che richiama a un suo film “Atto Di Forza”.
2)
La sparatoria nel paesino e in sottofondo “Rip
It Up” di Little Richard, presa dalla scena di “Red Scorpion” con
Dolph Lundgren.
L'epico duello finale fra Sly e
JCVD mi ha ricordato un po' la scenografia di “Commando”, ma
solo quella.
Al contrario mi ha un po'
intristito la battuta di Chuck Norris sulla storia che il cobra che l'ha morso
è morto dopo cinque giorni di dolori strazianti.
È triste vedere un uomo come lui
abbassarsi alla fama dei Chuck Norris Facts. Un uomo che ha fondato un arte
marziale, ottavo dan di taewkondo e riconosciuto universalmente come il
colonnello Braddock e il colonnello Scott McCoy.
Passiamo ai camei. Sono
quelli che hanno attirato l'attenzione e con essa hanno creato tante
aspettative e inevitabilmente creano controversie. Una di queste, per altro a
mio avviso sbagliata, è che sottraggono spazio alla squadra dei mercenari,
escluso l'onnipresente Sly.
Il problema di un film come “I Mercenari” è
che si ritrova a gestire 10 nomi che ti possono fare un film da soli per 103
minuti. È come una partita di calcio in cui 11 giocatori toccano la palla
mediamente per 3, 4 minuti e in quel poco tempo devono riuscire a fare le
migliori giocate, mentre per i restanti 87 devono correre avanti e indietro e
giocare per la squadra.
Qui funziona esattamente allo stesso modo, con la
differenza che ognuno fa sempre la migliore giocata o con una battuta, una
rissa o con le armi spianate.
Ai nomi grossi spetta fare le cose grosse e spetta
entrare anche nel modo più anni '80 possibile, per la logica conseguenza che
molto difficilmente capiterà che Sly, Arnie, Bruce, Chuck e JCVD si ritrovino
una seconda volta nello stesso film. Per la conseguenza che tutti loro insieme
fino al 17 agosto 2012 li abbiamo visti nella nostra immaginazione, chiusi
nell'armadietto dei ricordi di bambino.
Quell'armadietto è stato aperto con il finale.
Sì, esatto, in chiesa. |
Siamo in un aeroporto. Da una parte ci sono JCVD e
Scott Adkins con il loro numerosissimo esercito che si stanno muovendo. Tre
vetri si bucano per l'effetto delle pallottole e spuntano Arnie, Sly e Bruce
che stanno sparando a raffica. Stanno sparando insieme, mentre Lundgren,
Statham, Couture, Crews si occupano delle fascie laterali.
Dall'alto si sente uno sparo: Chuck Norris si è
unito alla caccia, da vero lupo.
In quel momento ti rendi conto di una cosa: non
sono Barney Ross, Trench Mouse e Mr. Church che stanno sparando. Non riesci a
vederci nemmeno Rambo, il colonnello John Matrix e il tenente John McClane.
È il momento in cui vedi effettivamente quello che
hai sempre immaginato e non hai mai rivelato: Sly, Arnie e Bruce che si
comportano da veri Harlem Globetrotters dell'action e spadroneggiano con le
armi con tutto quel bagaglio di esperienza e con l'aura mistica dei personaggi
che hanno impersonificato negli ultimi 25-30 anni.
Dall'altra parte della barricata cattiva c'è un
JCVD che supera se stesso e assorbe tutta la malvagità degli avversari che ha
combattuto nei film degli ultimi 20 anni.
Questa volta l'avversario da battere non è uno
Steve Austin che deve fare la gavetta ma è JCVD in cerca di riscossa, deciso a
sfruttare l'ultima occasione per ritornare ad alti livelli.
Sly vs JCVD: è il mondo che si ferma e trattiene
il fiato. È quel momento in cui la tua immaginazione ritorna a toccare le vette
d'infanzia e vede un invisibile cerchio infuocato che delimita l'area.
Nessuna mossa scenografica perchè non si tratta di
dare spettacolo. Sly e JCVD si prendono con una violenza inaudita e senza
remore di farsi male ci ricordano perchè noi vorremmo lo stesso cuore di Rocky
e quell'implacabile precisione di Kurt Sloan.
E poi partono due calci volanti di JCVD, non uno
ma ben due calci volanti e mai avresti pensato che sarebbe riuscito a tirarne
anche solo mezzo.
Raggiunto l'apice c'è solo la discesa, lo scontro inizia a planare verso la fine, ma l'immagine dell'uomo che piangeva nel suo
reality show “Behind Closed Doors”
è completamente riscattata e gli applausi commossi sono strameritati.
Il Cast
Jet Li: nel primo film era quello della squadra che le
prendeva un po' per tutti, nonostante fosse Jet Li. Ma si sa che se nella tua
squadra il capo è Stallone, il vice-capo è Statham, mentre Lundgren, Crews e
Couture formano una sezione ritmica devastante, il tuo esser Jet Li vale la
metà del suo effettivo valore e allora, se quei tre formano la sezione ritmica,
tu devi prenderti lo spazio per un assolo. E così succede nella scena iniziale,
in cui Jet Li si esibisce in un breve ma intenso assolo di calci, pugni, parate
e padellate in faccia con la stessa velocità di Sonic, senza dover nemmeno dire
“Sì, ma quei fagioli sono miei.”. Temevamo morisse, ma ritorna in Cina
per una vacanza e si permette anche di sbeffeggiare Lundgren da vero talento.
Questa volta nella edizione italiana non verrà ricordato solo per aver la voce
di Peter Griffin.
Terry Crews: ci vorrebbe per lui solo
una scena di cinque minuti in cui inquadrano la sua faccia quando spara col
fucilone. Forma con Couture e Dolph l'ossatura della squadra, per la precisione
quelli che fanno il lavoro sporco quanto gli altri, ma per una questione di
economia delle scene e di priorità vengono inquadrati meno degli altri. Ma
quando vengono inquadrati stai sicuro che stanno facendo qualcosa per cui valga
la pena sostenerli.
Randy Couture: è il solito rullo
compressore di poche parole e a questo giro di poche inquadrature (come Terry
sopra), ciò non toglie che l'uomo col berretto alla pescatora è entrato nel
cuore di tutti. Lo fanno parlare dopo 30 minuti, ma non ha importanza perchè
nel frattempo spara, mena come un rinoceronte incazzato e nelle pause si mette
a leggere libri con gli occhiali. Sono sicuro che dal film hanno scartato la
scena in cui se ne va a pescare le trote di 20 kg con lo schiocco di dita, come
Bud Spencer in “Uno sceriffo extraterrestre”.
Liam Hemsworth: è la carta di Sly per
portare al cinema le ragazze o per dare un senso alle ragazze trascinate al
cinema dal moroso. È biondo, ha gli occhi azzurri ed è giovane, troppo giovane.
Troppo giovane per essere l'uomo a cui affidare la parte del monologo che fu di
Mickey Rourke, Hemsworth si lancia in un
monologo davvero brutto, incentrato sul suo essere l'unico sopravvissuto
di una squadra mandata in missione in Iraq e sulla volontà di lasciare tutto
quando, al ritorno, scopre che gli hanno ammazzato anche il cane randagio.
Ma dico...esticazzi? È una mail mandata a Rita
dalla Chiesa?
Mickey Rourke nel primo film parlava di una donna che si era suicidata davanti ai suoi occhi e
del suo senso di colpa per non averle impedito di fare l'estremo gesto. E in
tutto questo marasma di sofferenza sembrava che Sly stesse per rivolgersi a
Mickey e dirgli: “E puzzava? Casa mia puzzava?! Io non ti ho mai chiesto
niente in 10 anni!”
Comunque viene ammazzato in un modo spettacolare,
che altro non è che il giusto coronamento di tutte le cose sbagliate che fa in
mezz'ora. Sì, è lui l'amato fratello dei mercenari che muore e lo dico subito.
Lo meritava? Sì, senza ombra di dubbio. Lo
meritava perchè nel film è un cecchino specializzato. Quando mai nei film
action si è visto un cecchino che merita di vivere? Mai. Il cecchino non scende
a viso aperto e trascura il più elementare codice d'onore in battaglia, per la
precisione quello coniato da Sly 30 anni fa:
“In guerra c'è un codice d'onore, io copro te e intanto tu copri me.”
Ma al di là di questo, il fatto che tu sia esperto
col fucile di precisione (che come m'ha insegnato Jean Renò in “Leon” è
la prima arma che si impara a usare quando si diventa un killer), simboleggia
quanta merda e nomination ai razzie awards tu debba ancora prendere prima di
esplodere una pallottola affianco ai grandi vecchi.
Un'altra cosa sbagliata che fa e che l'ha
condannato subito è quella di dire le sue intenzioni prima dell'inizio di una
nuova missione, tipo: “Sì sto alla fine del mese, poi però me ne vado e
raggiungo la mia ragazza in Francia”. Allora sei recidivo in fatto di
cazzate. Nel trittico dolore-vendetta-giustizia un personaggio positivo che
annuncia le sue intenzioni muore 20 minuti dopo, a meno che non si trovi nel finale del film, caso in cui non gli si potrebbe dire un cazzo. Nonostante tutto viene usato nel migliore dei
modi: Simon e Sly sapevano quello che volevamo.
Scott
Adkins: l'uomo di “Undisputed” è il braccio
destro di JCVD e un cattivo con i controcazzi senza moti d'umanità, altrimenti
non staremmo parlando di un film che omaggia gli Eighties. Dotato di un grande
carisma, talmente grande che obbliga Jason Statham a raccogliere per lui
l'oggetto di una cassaforte con i modi del ganassa. Mi sono così incazzato che
ho capito di essere sempre sulla strada del bene. Mi sono così incazzato che
volevo che se ne stesse solo con Jason per 5 minuti buoni e così succede, prima
dello scontro Sly vs JCVD. Purtroppo Scott, reduce da un grave infortunio, si limiterà
a pochi calci
Nan
Yu: è la donna che entra nella squadra, oppure è Jet
Li travestito da donna che si diverte a fare gli scherzoni a Dolph Lundgren.
Spara, mena e fa girare la testa a Dolph, con cui fa delle scene divertenti ma
finisce lì, senza particolare distinzione.
Dolph
Lundgren: si diverte più di tutti. Ci berrei un sacco di
birre con Dolph perchè si vede che è davvero il simpaticone delle compagnie. In
ambito di formazione scolastica e culturale fra i vecchi è quello che potrebbe
tirarsela di più, in quanto laureato in ingegneria chimica con tanto di master,
ma è quello che se la tira di meno. A questo giro gli fanno fare davvero
l'ingegnere chimico pazzo, con lo sguardo da schizzato e totalmente imbranato
con il gentilsesso (Nan Yu), ma una vera macchina da guerra che non butti giù
nemmeno a cannonate. Glielo leggi in faccia quanto si è divertito a fare “I
Mercenari 2”.
Jason
Statham: faccia perennemente incazzata e, nella versione
originale, inglese biascicato sono quei
tratti distintivi che te lo fanno amare e che ti fanno capire che se lo guardi
male o gli rompi il cazzo è la fine. È il vice di Sly nel vero senso della
parola e il rapporto che hanno nel film suggerisce che Sly gli stia
progressivamente passando il testimone. Per questo motivo, oltre ad essere
quello che al momento sta realizzando un film dietro l'altro, è quello della
squadra, fuori Sly ovviamente, che ha più scene e singoli combattimenti girati
sempre meglio. Questa volta oltre ai coltelli ha anche il tirapugni, un particolare
che fa capire quanto “I Mercenari 2” sia davvero il top. Una sicurezza.
Chuck
Norris: è bellissimo vederlo in una parte che non sia la
replica di “Walker Texas Ranger” o la campagna presidenziale di
qualche repubblicano. Bellissimo ma al tempo stesso triste, perchè la vecchiaia
gli ha dato un volto ormai privo di espressioni dure e pare un allegro vecchio
pronto per girare un film sulle storie che papà castoro racconta ai figli. Se
avesse un minimo di cattiveria in quegli occhi, come il nonno di Heidi,
potrebbe interpretare alla grande il vecchio dinamitardo che si accende i
sigari con i candelotti. La cosa peggiore, come accennavo prima, è proprio il
fatto di essersi inchinato alla fama di internet, ma è ancora capace di dire la
sua quando imbraccia il mitra e sgomina da solo un battaglione di JCVD.
Bruce
Willis: fra tutti i nomi è da sempre l'attore più
eclettico e flessibile. Fa tante cose nel film: l'incazzato con Sly, poi fa il
dispiaciuto e poi fa un po' John McClane e si diverte con Schwarzy mentre spara
in giro. Per la prima volta ci mostra anche l'utilità di una Smart, più di così
poteva solamente dire “Ma perchè mi vengono in mente queste idee! “
Jean
Claude Van Damme: è quello che recita
davvero. Nell'allegra combriccola lui è quello che ci crede più di
tutti. Lui prende seriamente il ruolo perchè sa che potrebbe davvero essere
l'ultima occasione per rimettersi in pista.
Il
JCVD de “I Mercenari 2” non ha nulla a che vedere con quello che giocava
a rincorrere i bambini thailandesi in “Kick Boxer”, ma ne è una reincarnazione cattivissima e
spietata. La vecchiaia ha reso il suo volto
perfetto per interpretare il vilain vecchia maniera e nonostante non abbia
molte scene è nello scontro finale con Sly che spadroneggia da vero boss,
capace di detenere potere di vita e di morte sulla gente. Tong Po a
confronto era un dilettante.
Arnold
Schwarzenegger: gli impegni da
governatore l'hanno invecchiato tantissimo. Ricordo che quando aveva fatto la
sua comparsa nel primo film, pareva fosse venuto direttamente da Villa Arzilla
con gli infermieri fuori ad aspettarlo. Si ributta nella mischia con la
versione da commediante degli anni '90, quella fatta da citazioni e battute da
sorrisoni, sembrando totalmente incapace di dire qualcosa di vagamente serio. È
un po' arrugginito anche quando spara, ma quando piove merda assume l'aria
truce, non si tira indietro e resta a dare il suo contributo. Vederlo in azione
al fianco dell'amico Sly è uno dei momenti di massimo splendore dell'action.
Welcome back, Arnie.
Simon
West: è il regista, ma soprattutto gli spetta il compito
di gestire una squadra di attori che hanno un ego grosso quanto i loro muscoli.
È il tipico regista con abbastanza esperienza per subire le pressioni e
lavorare velocemente per rispettare i tempi senza entrare in crisi.
Sylvester
Stallone: Oh Capitano, mio Capitano! A Simon West il compito
di gestire la squadra, a Sly ancora una volta il compito di dirigerla nel
migliore dei modi. È un trasformista: passa dal vestito versione “Demolition
Man” al vestito versione eroe della resistenza francese, con la coppola
marrone. È presente e traghetta tutti sia nei momenti seri che nei momenti
comici come un vero allenatore del mestiere. L'allenatore che sa tirare fuori
il meglio dalla sua squadra. Fuori dallo schermo resta il capitano di una
generazione di attori che sa fare solo un tipo di film e che sta sparando le
ultime cartucce. Senza di lui tutto questo non ci sarebbe mai stato.
Mano
sul cuore e tutti a cantare “It's A Long Road”.
A time for
heroes...
Tempo fa mio fratello mi parlò di “Alla Ricerca
Del Tempo Perduto” di Proust, raccontandomi
di come questa monumentale opera prendesse le mosse da una brioches pucciata
nel tè da Proust stesso, gesto alla base del ricordo della sua infanzia,
narrata per libri e libri.
Sly non ha scritto la versione cinematografica del
libro, ma il principio di ritorno indietro nel tempo è lo stesso: attraverso
gli spari e i pugni si ritorna bambini e
si ripercorre l'infanzia, i desideri di
vedere tutti quei nomi insieme per una volta, il tifo per loro che erano i
buoni che trionfavano sui cattivi.
Il ricordo di quando Sly, Arnie, Bruce, JCVD,
Chuck Norris e Dolph Lundgren e altri illustri assenti formavano l'invincibile
squadra del Bene e andavano in giro per il mondo a ristabilire la serenità e la
pace nei popoli oppressi dalla malvagità.
Eri un bambino e non capivi tutte le implicazioni
politiche dell'amministrazione Reagan o quelle post-crollo dell'URSS. Loro per
te erano il sinonimo della salvezza, della lealtà, della determinazione a non
arrendersi mai, di andare avanti anche quando sai che non puoi andare avanti.
Loro erano tutto questo, lontano da qualsiasi
cosa. Era l'amato trittico dolore-vendetta-giustizia e tutto il resto si
perdeva nell'oscurità.
“I Mercenari 2” è tutto quello che ho
scritto sopra: la summa di tutti quei ricordi, di quell'infanzia felice vissuta
con quei film, con quegli eroi.
La summa di tutte quelle volte
che hai invocato il tuo mito in qualche thriller/action di dubbia
qualità, sperando che li uccidesse tutti nella scena finale.
“I Mercenari 2” funziona benissimo anche
per le nuove generazioni che non hanno avuto la possibilità di avere una figura
che li educasse ai sani valori di una volta, perchè nella sua essenza di
operazione poetica e nostalgica instillerà nelle menti una grande sete di
conoscenza action. Allora non resterà che abbeverarsi alla fonte e brindare.
Simon West come regista riesce a
cavarsela egregiamente e a piazzare colpi da K.O. fin dal primo round, ma è Sly
il vero maestro di cerimonia che coordina i suoi aiutanti in quei 103 minuti: ti
fa trovare un banchetto regale dove pallottole, schiaffi, esplosioni e
divertimento abbondano sulla tavola. Non bisogna far altro che sedersi e
consumare il tutto con allegria come se non ci fosse un domani, come se quello
fosse l'ultimo sipario che cala.
Se non ci fosse quel domani, se il terzo episodio
non riuscisse ad essere ancora più grosso, ci rimarrebbe nelle mani il
testamento definitivo di una generazione di Eroi che non si è mai risparmiata
per amore del proprio pubblico.
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