mercoledì 29 agosto 2012

NON SI BATTE IL CLASSICO - The Expendables 2, 2012


Londra. Olimpiadi 2012. Pallacanestro maschile. Una squadra di fenomeni, la nazionale statunitense, infrange molti record stabiliti nel 1992 da un’altra squadra, una squadra che raccoglieva sei dei primi dieci giocatori di basket della storia, e sicuramente i primi tre, quelli che negli anni ’80-‘90 hanno cambiato questo sport. Michael Jordan, Larry Bird, Magic Johnson, più tutti gli altri: nel 1992 fu coniato e reso famoso nel mondo il concetto di Dream Team (pura scuola reaganiana), il basket che si faceva leggenda. Automatica è partita la provocazione: «può questa squadra battere quella del 1992?». Automatica è giunta la risposta di Larry Bird, un signore soprannominato semplicemente Legend: «certo che ci possono battere, siamo più vecchi di vent’anni». Non si batte il classico.

Adesso facciamo che il cinema action sia la pallacanestro. Che ci sia un Dream Team. Che i protagonisti siano più vecchi di vent’anni. Solo che non vengono soprannominati “Magic”, “Legend” o “His Airness” e sono sistematicamente rinnegati da perbenismi morali ed intellettuali, facendo sì che la gente si sia dimenticata di loro da esattamente vent’anni, e che per questo atteggiamento di eredi ne rimangano davvero pochi. L’unica differenza tra “la più forte squadra di basket della storia” e il cast di The Expendables 2 è questa: i primi idolatrati, i secondi rinnegati. Ma comunque, anche se «siamo più vecchi di vent’anni», il classico non si batte.

Rinnegati perché pionieri e tutto sommato fondatori di un genere che oggi va per la maggiore, ma oramai fatto senza anima né spirito, quasi a vanvera. Oggi la spettacolarizzazione pervade tutto il cinema commerciale e anche per questo se ne perde l’essenza, amichevole, divertente e rassicurante, un’essenza custodita quasi esclusivamente dai pochi rinnegati di cui sopra. Semplicemente sono cambiati i tempi, ma quasi nessuno è più riuscito a fare film di quel genere.

...i contenuti...
Il problema è sempre stato lo stesso: accusati di essere incapaci a recitare, in grado solo di mostrare i muscoli, facevano film privi di contenuti che servivano solo a distrarre e a far propaganda durante e dopo la guerra fredda. Finiti gli strascichi di quel momento culturale, finita la loro utilità. The Expendables è stato il tentativo di Mr. Stalloooùn di tornare in pista, ed è stato un successo: sono stati richiamati i Grandi Vecchi rinnegati, e sono state date una paio di lezioncine a tutti, una parata di idoli dimenticati ha fatto un film se vogliamo vintage, ma un film che solo loro potevano fare. Con The Expendables 2 si è allargato il processo di esagerazione, sono stati invitati a partecipare quasi tutti quelli che non hanno preso parte al primo film e si è alzata l’asticella della Gloria: è successa una cosa che è stata sognata da tutti i bambini che ancora vivono dentro di noi, si sono visti nella stessa inquadratura Bruce Willis, Stallone, Schwarzenegger sparare contro i cattivoni, comandati da Van Damme. Qualcuno può immaginarsi di meglio? Io credo di no. Peccato che non ci siano dei Contenuti. Ma per favore.

Ora, i palati fini cominceranno con le manfrine di sempre, puntando il dito contro l’assenza di una trama e di una sceneggiatura con senso, l’incapacità di recitare, ecc…ma per favore-bis. Perbenismi di chi non sa considerare un contesto e non è a conoscenza della Storia. Chi si lascia ingannare solo dall’Arte si spari nove ore di Godard e si creda bravo. Si turi il naso. Risalga sul suo piedistallo dopo essere sceso tra noi mortali. Fa solo un favore.
Perché con The Expendables 2 si è aperto il cassetto dei sogni di ogni bambino action. Un film senza difetti. Semplice. Solo quello che ogni mente serena può volere. Esplosioni, ammazzamenti, battute e tutti gli eroi dell’infanzia tutti insieme. E basta. Per un’ora e quaranta senza sosta. Sei solo tu con tutti i tuoi amici ed i tuoi miti. Assieme. A gridare.

-Seguirà una breve postilla che eviterà l’inevitabile noia di chi si mette a criticare The Expendables 2 ritenendo che sia un film come gli altri.-
Io non mi sono andato a leggere le recensioni dei vari critici di mestiere. Non ne avevo bisogno. Se c’è Sly so già che il film mi piacerà. Se c’è Jason Statham so già che il film mi piacerà. Se c’è Arnie pure. Con JCVD? Non parliamone neanche. Ma poi dico: chi è quel pirla che con un cast così ha bisogno di leggersi le recensioni?!?!?!?!?!?!!? Ma stiamo scherzando?!?!?!?!?!?!?!?!? Comunque:
Non ti soddisfano i nessi causali e spaziotemporali nell’intreccio? La fabula latita? Noti un’irritante assenza di metacinematografia nella reciproca e triplice relazione autore-attore-spettatore? Trovi che il rapporto tra cinema e Storia sia alquanto alterato? Si denota una certa qual aridità nei dialoghi? La recitazione di taluni attori mal si adatta alle sfaccettature psicologiche dei personaggi? Trovi che la costruzione scenografica non aderisca a quel gusto plastico tardo espressionista che tanto fa suonare le tue trombe di falloppio? Ecco, hai già capito, vai a sederti. No, non lì. In fondo.
-Fine postilla.-

Parlando seriamente, ci sono un po’ di considerazioni da fare, giusto appuntare un paio di minipecche che comunque in un contesto come questo non esistono, data la portata della cosa: qua e là un utilizzo del CGI abbastanza evidente, come nella scena della Smart o  qualche esplosione di sangue, ma che tutto sommato serve all’accompagnamento dell’azione. Voglio dire, si vede che è finto ed a volte bruttarello, ma dà ritmo. Un tizio a cui esplode la testa su un motoscafo in corsa è puro ritmo visivo.  Altro che Viking Eggeling. 


Altro miniproblema, che lascia un po’ l’amaro in bocca per pure questioni affettive, è il poco spazio dato ad alcuni personaggi. Ma ne parleremo dopo. C’è da considerare comunque che è un film di 100 minuti (1h40min ma fa figo dire CENTO) in cui ci sono almeno dieci dei tuoi primi dieci attori preferiti, dare ad ognuno il peso che meriterebbe è utopia dentro a quell’utopia che è The Expendables 2. Ma d’altronde è stata fatta la scelta di ingrandire al massimo i pregi del primo film, e abbondare di Gloria ovunque si potesse. Stiamo parlando di un cast di gente che va dai 52 ai settanta, quando ricapita un’occasione così? E poi questo è il motivo per il quale sono andato al cinema. E ci sono ritornato due giorni dopo. Stiamo parlando di un film evento che riscoperchia tutte le emozioni sopite e non della mia infanzia, partendo dal brodo primordiale creatore di tutto, Bud. Manca giusto lui.

The Expendables 2 è un film per cui  serve il cuore. Da vedere con il cuore e fatto con il cuore, da vivere. È schietto, sincero, coerente. Dopo il successo del primo – che è passato ad essere solo il secondo film più bello EVER – è partita l’operazione utopia: metterci dentro più gente possibile per passare OLTRE, per volare più in alto dell’Olimpo. Di conseguenza son stati ampliati i ruoli di Arnie e Bruce Willis, e son stati aggiunti Chuck Norris, Scott Adkins e soprattutto Jean Claude. The Expendables 2 è sincero perché mai forza la mano, perché Sly e Simon West si son preoccupati della sceneggiatura solo dopo aver avuto il cast. Già si sapeva. Si nota. Ed è bello. Con quel cast sei a posto. Fanno loro. Tu devi solo far bene le varie scene d’azione ed il resto vien da sé (BONSCI BONSCI BON BON BON – vinci facile, facilissimo). Per cui solo sberloni e battute, perché sì, lì c’è una festa e sono tutti invitati. Sembra una riunione di famiglia, la rimpatriata del gruppo di cazzoni del liceo, chiamatela come volete. Tutti a prendersi per il naso e a farti sentire bene, ed è bellissimo. Ed è giusto così.
Hei Arnie, ti piace vincere facile?

Questa atmosfera è un po’ diversa da quella del primo film, a posteriori si può dire che The Expendables è stato il momento delle presentazioni, quando si è un po’ più trattenuti e si cerca di fare bella figura, di stabilire certi ruoli (posto che stiamo parlando del secondo film più bello EVER), dar più risalto a certe cose, se vogliamo saggiare il terreno, un «siamo tornati, vedete di svegliarvi» al cinema mondiale. Qui è tutta un’altra storia: è un gigioneggiare continuo, anche più di quanto ogni anima sana e fervida avrebbe potuto immaginare, esplosioni e cazzate sono decuplicate senza un attimo di pausa, tutto al top. Un epitaffio, un grazie, un «guardate che vi siete persi per vent’anni, marise».

Bad Attitude.
La cosa che a me ha colpito più di ogni altra è stato l’inizio: la materia grezza nel suo più puro splendore. Un incipit che rispolvera tutti i crismi, tutta la classicità, tutto ciò di bello che c’è stato: Asia + ostaggio + tante persone da uccidere. Il film comincia che già ti senti a casa, vedi i primi trenta secondi e lo sai che è qualcosa di familiare, non fai in tempo ad adagiarti che arrivano LORO. Tre autoblindi che ti fanno gridare al miracolo. Io ho gridato per davvero al cinema. Con applausi. Tanti applausi. LORO arrivano, la squadra del primo film al completo, e spaccano tutto tre volte. O quattro. Sembra la cavalleria, sembra il KKK in Nascita di una nazione, i portatori del bene (ui…gaffe orrenda, ma passatemi il paragone – comunque auguro a tutti quelli del KKK una morte fatta di gonfiezza e solitudine). Per dar misura della cosa: un autoblindo ha lo scacciabuoi, uno scacciabuoi con scritto “Coming soon”, un altro ha un ariete recante “Knock knock” e il terzo…beh il terzo ha Terry Crews, “Bad attitude”. Dieci minuti di spettacolo puro, i Vietkong cattivi omaggiano gli spettatori fedeli e ricompaiono per farsi uccidere un’ultima volta alla vecchia maniera. Jet Li scende dall’autocarro e comincia a danzare, in una scena che riassume tutto ciò che di meraviglioso ha fatto nel primo film, un assoluto spettacolo. Vorrei riuscire a sparare qualche cazzata per descriverlo ma non posso. Soprattutto dopo che si mette ad usare due padelle (come il miglior Terence Hill) perché ha finito i colpi. Una botta così al terzo minuto di un film non si era mai vista. Meglio di qualsiasi videogioco. Dopo 3’ il numero delle vittime superava già i quattro milioni. A furia di urlare e ridere e ridere e urlare di gioia avevo l’esofago e le tonsille che se ne stavano andando al bar a farsi un cicchetto. Un’estasi. Vorrei raccontare di più ma sarebbe troppo. Per voi e per me. Dopo avrei bisogno di andare a correre.
Questo vi basti.
Mi trattengo dallo spiattellare tutto benché sia una tentazione fortissima e vi ritrovereste una recensione piena di «…E POI SLY HA SPARATO A QUELLO…E POI ARNIE HA DETTO A QUELL’ALTRO…E POI JEAN CLAUDE! JEAN CLAUDE!!! E POI BOOOOOOOOOOOOOOM!!!». Sapete come quando i bimbi vogliono raccontarvi una cosa ma hanno troppa foga e mettono tutto insieme e non riescono a dire nulla perché non prendono fiato e diventano violacei? Ecco, uguale.

Comunque una volta che la festa comincia diventa la fiera della citazione. Non ci sono più  cammei. Dopo i boati di rammarico per aver visto solo una scena con Arnie, Sly e Bruce Willis nel primo film, qui sono stati più accorti: chi viene, viene per restare; da bravi bambini da centoventi kg di dorsali ci si divide lo spazio, che sarà di meno ma ce ne sarà per tutti. Così compaiono Chuck e Arnie, Bruce Willis e JCVD. E partono le citazioni a manetta, da «il tuo culo è terminato» a «rest in pieces»…ho un elenco dove sono appuntate tutte ma è custodito gelosamente nel mio cuore, e soprattutto non anticipo nulla agli sprovveduti che ancora non sono andati al cinema. Comunque, e qui apro una nota un po’ dolente e buia, tutti i blink blink verso vecchi film del passato servono anche a coprire degli evidenti limiti di tempo ed età: perché se Sly è in formissima nel fare da mentore e capitano di tutti noi, Arnie è in modalità Una promessa è una promessa, fa quasi solo battute (e per questo gli vorrò bene sino alla morte, sempre e comunque) per mascherare un generale arrugginimento....per Chuck Norris è un discorso un po’ diverso: internet gli ha dato nuova fama come macchietta di sé stesso, e nel film esce solo questo lato dimentico di un gloriosissimo passato cinematografico e sportivo, riducendo Chuck ad un nonnino col berretto ed il mitra. O ad un lupo. Perché diciamoci la verità, nelle ultime righe a parlare è stata l’amara consapevolezza che stiamo vivendo un crepuscolo, ma The Expendables 2 è la gioia, è un regalo agli spettatori, è un regalo a loro stessi, è un felice canto del cigno, l’accettazione serena della vecchiaia con la consapevolezza che come han spaccato culi loro non li spaccherà nessuno mai. E ci ridono sopra, dall’alto.

Emblematico in questo senso il ragazzino del gruppo, il “nuovo acquisto”, lo sbarbatello. Arriva dal nulla, fa il cecchino (negli anni ’80 i cecchini sono delle seghe che non hanno il coraggio di prendersi a pugni in faccia e/o dei cattivi destinati a morire male, tipo fritti nei riflettori di uno stadio di football – grazie Tony, ancora), è il bambino in un mondo di adulti, di vecchi, simboleggia il nuovo cinema dei bellissimi dell’azione. Ragioniamo: nei film d’azione di oggi, Jason Statham a parte, chi c’è? Thor? Capitan America? L’Uomo Ragno? Ma per favore. Un branco di pettinati da boy band. Negli anni ’80 gli attori erano brutti. Era gente che vinceva il Mister Olimpia e finiva a far l’attore per questo, che faceva porno soft (The Party At Kitty And Stud’s, memorabile) e che si era messa a far culturismo per il disagio (più sociale che fisico) creato da un’emiparesi causata a sua volta dall’essere nati negli anni ’40 ed essere stati tirati fuori con un forcipe; o perché si è nati in Belgio ma si ha il sogno di fare gli attori negli Stati Uniti, quindi giù a dar calci come un dannato, credendoci e riuscendoci. Voglio vedere se Toby McGuire ha imparato le arti marziali mentre era in Korea a far la guerra. E i loro personaggi raggiungevano il successo perché si facevano il culo, si trombavano qualcuna perché la salvavano, mica perché erano degli dèi o dei supereroi. In questo senso avere l’occhietto azzurro, la barbetta incolta e fare gli attori solo perché si è buoni a far bagnare le sbarbine e per aver passato svariati casting è come fare il cecchino negli anni ‘80. E allora il nuovo che avanza, un nuovo peggiore, non adatto a vivere in questo mondo, forte solo perché bello ma privo di sostanza, come un dio  che non esiste o un attore che è tale solo per la sua faccia, merita di fare posto. O se non altro la vecchia tradizione ha il diritto, almeno per un’ultima volta ancora, di metterlo da parte. Chiedere a Jean Claude.
Billyyy...
La vecchia tradizione. The Expendables 2 è stato per alcuni l’ultima occasione di poter tornare in sella, per altri un degno saluto prima di andare in pensione. Quindi, carte in tavola. Non c’è più niente da perdere, o quasi. Se tutto il film è stato all’insegna dello spettacolo e del divertimento più puro, il combattimento finale è un momento che parla chiaro e seriamente. Due attori, uno di cinquanta e uno di sessant’anni, che si prendono a legnate senza niente da perdere. Non arti marziali né pugni, solo Furia. Una lotta in nome dell’autoaffermazione, per loro stessi, come personaggi e come attori al di fuori dal film, senza armi né maschere, né paura. Stallone contro Van Damme. Un’intensità incredibile, «le Fondamenta del Cinema hanno tremato come non mai» (cit., grazie Nanni, SF’C). Mai avrei sognato di vederlo, mai avrei sognato che fosse così. Una delizia emozionale e visiva a coronamento di un film perfetto. Non si batte il classico.


GLI ATTORI:

La squadra: sono l’ossatura del gruppo e del film, un supporting cast di comprimari che fanno il loro dando il meglio ogni qualvolta vengano chiamati in causa, lasciando i ricami e la gloria agli altri. Un gruppo rodato che non si tira mai indietro. Fanno da controparte, per i cattivi sono come il Vecchio Testamento, e dicono cazzate riempiendo le pause tra qualche combattimento o sortita dei Grandi Vecchi: perfetti nella Perfezione, in un ruolo paradossalmente più difficile rispetto agli altri, cioè preparare il terreno, imbeccare qualcuno, fare da tappabuchi. Sembrano cuciti assieme, a gruppetti di due, e nel caos si muovono all’unisono. Nel mio cuore sono già una famiglia.

JET LI: quasi per scusarsi che partecipi alla festa solo per poco tempo, fa tutto quello che dovrebbe fare concentrato in pochi minuti, folgorante e meraviglioso. I suoi duetti con Dolphie sono una meraviglia, meglio di Sandra e Raimondo. Concede il suo spazio agli altri partecipanti, appartandosi educatamente. Peccato perché nelle scene di combattimento è su un altro pianeta. Artista.

RANDY COUTURE: sta lì, cheto cheto, a stare zitto, ammazzare e a leggere libri con gli occhialetti. È l’uomo con le braccia più corte del mondo e con un cappello alla pescatora che gli dà un nonsocché di perfetto. Apre bocca solo per dire perle, è il perfetto contraltare per quel buffone di Terry Crews. Nel primo film ha avuto l’onore di suonarle a Stone Cold Steve Austin, dandogli fuoco  e non contento tirandogli una megacentra e lasciarlo perire, qui si limita ad uccidere un centina io di persone e a mangiare cereali. Uno dei miei personaggi preferiti, il perfetto comprimario; nel mondo perfetto avrebbe più spazio. Ma nel mondo perfetto The Expendables durerebbe 5 ore. E poi legge! Con gli occhiali da vista! ‘U brazzacurti…fenomeno.

TERRY CREWS: lui è il casinaro del gruppo, ma ad essere pazzo ci pensa Dolphino bello. Come sempre è uno sparacazzate favoloso, e da mangiatore di pagliacci al forno qual è meriterebbe più occasioni da protagonista, in generale. Come gli altri qui lascia la palla alle personalità importanti, in più Arnie gli ruba “la sua fidanzata”, un fucile che in The Expendables era stato IL protagonista delle grossezze più…grosse, e questo ha rattristato un po’ tutti. Comunque sembra un profiteroles a vederlo, con le braccia fatte di duplo, come si gonfia ed urla lui non lo sa fare nessuno. E con quella faccia poi. Enorme.

DOPLH LUNDGREN: lui merita un discorso a parte. È quello della squadra che si mette più in risalto. Ha pochi momenti e addirittura riluce, forse il più in forma di tutti. Si vede che ne fa una pelle.«Gunnar, cosa stai facendo?» «Impicco un pirata.» nel primo. «Gunnar, cosa stai facendo?» «Costruisco una bomba, è un problema?!», nel secondo. Borsa di studio al MIT, nel film e nella realtà. Quanti cazzo di Thor, Batman, ecc… ce l’hanno?! Sta al gioco, e ha un debole per gli asiatici: manco fosse Cassano con Nagatomo scassa la minchia a Jet Li per tutto il primo film, poi ci prova con Nan Yu malissimo per tutto il tempo, sa essere laido come nessuno. Incredibile. Incredibile. Incredibile. Il migliore per spirito.

JASON STATHAM: il Jason. L’ultima speranza per il genere Action. Nella squadra lui fa coppia con Sly, è il braccio destro del capo, quello cui passerà simbolicamente e non il testimone. Anche Lee Christmas – Barney Ross sono un po’ Sandra e Raimondo, continuano a beccarsi, e a Jason han dato il ruolo del polemico, della mogliettina nervosa. Han dato il ruolo della moglie a Jason Statham. Ha ha. Comunque data l’importanza dell’attore gli vengono regalate le scene di combattimento più belle, soprattutto quella in cui prende finalmente a schiaffi Scott Adkins. Scott, sei pirla?! Ma come cazzo fai a obbligare il Jason a chinarsi di fronte a te? Lesa maestà. Comunque come usa l’incensario  per suonare i malcapitati che si tova a tiro è un’arte. Aggiungete una coppola ed un pugno di ferro a quella faccia che si ritrova e tornerete indietro nel tempo. Fenomeno.

Gli “intrusi”: quei personaggi che entrano nella squadra, corpi più o meno estranei in un meccanismo ben oliato che fanno quello che serve per lo sviluppo del film e a dire quel che c’è  da dire.

NAN YU: femminile ma non eccessivamente patata, e buona a dar giù di sberle. In quanto a bellezza non regge contro Giselle Itié (madre dei miei figli nel mondo perfetto dove The Expendables dura cinque ore), ma non frigna, non rallenta e palesa proprietà di testicoli sufficienti. Regala assist a Dolph e Sly per le loro perle. Soprattuto a Dolph. Onesta senza sbavature.

LIAM HEMSWORTH: il cecchino sbarbatino, Billy The Kid. Utile nella sua funzione metaforica ed in quella pratica. Partendo dalla seconda: ti chiami Billy e fai discorsi tipo che vuoi smettere, come pensi di andare a finire? Anzi, guarda, basta solo che ti chiami Billy: immagina qualcuno che grida il tuo nome mentre tu muori tragicamente, suona bene, vero?! Anzi, grazie al fatto che ti chiami Billy e che per logica forza di cose morrai, avremo Sly vendicativo con la mosca al naso e il tuo sacrificio verrà premiato in nome del nostro effimero piacere di spettatori, quindi grazie. Grazie mille DI CUORE. Il Jason sancisce la tua fine: «telacaveraibbilly.» e Sly chiuderà con un grande classico: «Nooo!!! Billyyy!!!». Potevi finire solo così, conclusione naturale di tutto. Cazzo, ti chiami Billy. Metaforicamente parlando, il buon Liam ha la responsabilità di raffigurare il cinema di oggi: è il fratello di Thor, è un Bellissimo di Rete 4, è morigerato, rispettoso, che fa i suoi compiti. Piace alle sbarbi, ma è debole. Dannatamente debole. E cane a recitare. Dannatamente cane. È il simbolo di una gioventù debole e smidollata, Billy lascia l’esercito perché gli hanno ammazzato il cane, dopo che tutti i suoi compagni sono morti in battaglia. MA CRISTO. Tutto questo lo racconta in un monologo patetico messo lì apposta per far dire al pubblico «eh ma allora devi morire» e per far sovvenire alla mente dei più affezionati un velatissimo riscontro con il monologo di Mickey Rourke nel primo film. A voi un confronto e un giudizio. Comunque Marco ha descritto la cosa perfettamente. Grazie Liam, sei stato utile.

SCOTT ADKINS:  è il Jason Statham di JCVD, cattivo come l’aglio (l’aglio è buonissimo, ndr) e bastardo dentro, ma tanto. È perfetto nel suo essere piatto e senz’anima, e per questo si permette pure di fare brutto al Jason («ma va va va va va sto scemo cosa si permette» ho pensato e forse gridato), non ha il benché minimo moto di umana pietà e un carattere enormissimo. Nel mondo perfetto dove The Expendables 2 dura cinque ore e Giselle Itié è la madre dei miei figli lui proverebbe a tradire Van Damme, finendo malissimo, cosa che fa comunque. Contro il Jason. Ma siamo in un film degli anni ’80. Unica cosa che non mi è piaciuta granché, ma qui è voler spaccare il capello in quattro, è stato quel coltello da ammazzadraghistregonelfo di nono livello. Un po’ fantasy, un po’ trash che stona. Comunque bravo Scott.

I veterani: più che cammei sono delle miniparticine, delle multiple ciliegine di Gloria su una torta di Grossezza. Costituiscono il Desiderio do ognuno di noi, una sfilata che porta a stato di fenomeno quel noumeno che albergava nel mondo delle idee e in quello del cuore, nel mondo dei sogni di tutti, hanno fatto sì che l’utopia diventasse realtà. Sono attempati e arrugginiti, ma sticazzi, sono loro. I miei nonni più invecchiano e più gli voglio bene. Qui è un discorso un po’ diverso ma il paragone regge comunque.

CHUCK NORRIS: sembra più mastro Geppetto che Lupo Solitario McQuade, e purtroppo vive solo di sorrisi e di Norris Facts. Ma dio quanto è rassicurante. Suo miglior momento: tira giù uno dal balcone e gli spara, così. Cammina con disinvoltura recando seco un mitra e radendo al suolo svriate persone, e prima di palesarsi a noi mortali distrugge un intero plotone di soldati ed un carro armato, poi spunta col suo marsupietto, gli occhietti vicini e un sorriso durbans. Vecchio ma immortale. Walker mi fa cagare e sei un po’ troppo fascista, ma ti voglio bene Chuck. Tanto.

BRUCE WILLIS: ha la faccia giusta, come sempre. Con Arnie ci insegna cosa fare di una Smart, e prende per il culo Sly con un’altezzosità e un’ironia che solo lui può avere. Si riscatta nel finale dopo due film da stronzo, ma d’altronde  The Expendables 2 è come A Christmas Carrol. Comunque lì in mezzo è visibilmente l’attore più completo, e si nota alla grande. Ha meno spazio rispetto agli altri, ma lo sfrutta alla grande. Unica pecca: non balla la giga nel finale.

ARNOLD SCHWARZENEGGER: forse, assieme a Chuck, il più invecchiato. Risente dell’assenza dal cinema e fa gli occhietti vispi da nonnetto ad ogni battuta. Ma è Arnie. Non gli si può dir nulla. Soprattutto con dei capelli che sembra essere stato a letto tutto il giorno e perché ha accettato di fare questo film, rendendo possibile l’inenarrabile. Per un momento, con Bruce Willis e Sly, loro tre affiancati, a combattere il male, il mio mondo ha gridato «grazie». E poi mi son perso a guardare.

JEAN CLAUDE VAN DAMME: il migliore. Quello che la prende sul serio. Una prestazione di attore assoluta, considerato il tempo in cui lo si vede. Ammazza la sbarbina Hemsworth nel modo più bello ed incredibile mai visto, si suona con Sly con un’intensità ed una faccia che confermano il fatto che sia diventato un’attore a tutto tondo. Con quelle rughe può far quello che vuole. The Expendables 2 e JCVD in un mondo perfetto, ancora una volta, gli varrebbero il ritorno alla ribalta che tanto cerca e merita. Immenso. Non vale la pena spendere altre parole.

SYLVESTER STALLONE: è il maestro di cerimonia, il direttore d’orchestra, l’arbitro, il padrone di casa, il capitano, la guida militare e spirituale, di loro e di noi. Chiamatelo come volete. Io dico solo che  sto cominciando a volergli davvero bene, tanto quanto ne voglio a Bud e Terence. È solo Sly. È una garanzia.


CONCLUSIONI
Non si batte il classico. The Expendables 2 è stato un regalo di nonno Sly a tutti noi. È stato un canto del cigno, un lungo ringraziamento al suo, al loro pubblico. L’hanno fatto per sé stessi e per noi. Molto probabilmente si chiude un’era, ne siamo consapevoli noi e ne sono consapevoli loro. The Expendables 2 è un palco, e i vecchi attori stanno ricevendo l’applauso finale. Continueranno probabilmente a dare spettacolo e fare film, non stiamo assistendo a un funerale, ci mancherebbe, ma ad un saluto che è un inno ad una vita passata, ma ancora presente. Probabilmente ci sarà un terzo film, e se soddisferà tutte le aspettative che questo capolavoro che è The Expendables 2 ha creato allora tutto quello che ho scritto sarà aria, ma se non ce la farà avremo assistito al regalo più bello mai fatto, alla cosa migliore che si potesse immaginare. I toni stanno diventando lirici e forse troppo sviolinati, retorici, ma non c’è più il futuro di una volta. Magari starò esagerando, ma è quello che sento. Perché come spaccano i culi loro non li spaccherà mai nessuno. Per una volta ancora, grazie Sly. Grazie a tutti quanti. Per tutto.

1 commento:

  1. A dispetto della lunghezza kilometrica dell'intervento condivido totalmente ciò che hai scritto. Gli 8,50€ del biglietto sono stati soldi ben spesi. NON SI BATTE IL CLASSICO!

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